Aria pesante attorno alla Germani. La società: “La sostituzione di Montalbano non dipende dall’applauso chiamato per Luca”. A chi giovano le polemiche?
Brescia. C’è una strana, brutta, malsana, aria attorno alla nuova Germani. Ogni giorno, o quasi, si accende un caso, una polemica. E siamo solo alla seconda giornata. Sì, è vero: tra Supercoppa e campionato il bilancio dice una vittoria e cinque sconfitte. Ma detto che della competizione pre-season importava nulla a nessuno (suvvia, non neghiamolo) e farla rientrare adesso nel computo globale crea il rumore delle unghie aggrappate ai vetri, stiamo parlando di due ko in campionato per un totale di cinque punti di disavanzo. Certo Varese e Tortona sono squadre alla portata, con le quali Brescia deve giocarsi il campionato della classifica di destra dove il primo obiettivo tassativo è evitare l’ultimo posto, ma con un palla persa in meno, un paio di rimbalzi conquistati in più, un tiro riuscito anzichè sbagliato, staremmo parlando d’altro.
Le polemiche. Il fatto è che ci si sta concentrando poco sul campo e molto su quello che accade fuori. Il malcontento tra i tifosi è evidente: basta farsi un giro sui social e si legge di tutto. Anche troppo. Con i soliti odiatori da tastiera che danno il meglio, pardon il peggio. C’è tensione, tanta tensione, troppa tensione. Ma alla squadra qualcuno ci pensa? Tutta questa energia negativa rischia di riversarsi inevitabilmente su chi poi deve scendere in campo e domenica a Trieste è in programma un match delicatissimo contro una squadra ridimensionata ieri da Pesaro (non certo un club da prima fascia) e quindi battibile. Chi conosce la storia dello scrivente sa che siamo per il diritto-dovere di critica e quanto abbiamo subito di recente, ed è di dominio pubblico, ci porta al di sopra di ogni sospetto. Un conto però sono le critiche (in particolare quelle tecniche e dettagliate), un altro i sospetti, le dietrologie, l’extra campo.
Vitali e c. L’ultimo caso, nel breve tempo di pochi giorni, è la sostituzione dello speaker Mike Montalbano. In molti hanno associato la decisione della Pallacanestro Brescia all’applauso che quest’ultimo ha chiamato per Luca Vitali presente, a sorpresa, domenica in tribuna. “Non è questo il motivo – fa sapere a Bresciacanestro.com anche il patron Mauro Ferrari -. Ci sono stati degli errori nel protocollo che deve seguire uno speaker e che ci viene chiesto anche dalla Lega quindi abbiamo preferito puntare su altri profili che stiamo valutando. Abbiamo fatto sapere a Montalbano che se ha piacere può continuare a curare l’aspetto musicale al palasport come ha fatto per anni”. Già martedì sera, ospite a “Basket Time 2.0” su VideoBrescia Sport (canale 273 del digitale terrestre e visibile in streaming oltre che sulle pagine Facebook di Bresciacanestro e Cristiano Tognoli) Marco De Benedetto aveva chiarito: “Quella dello speaker è stata una scelta personale, l’ha ritenuto un momento emozionale tale per cui fosse giusto chiamare e salutare Luca. I tifosi hanno omaggiato il giocatore con uno striscione: si merita tutto questo per quanto ha fatto e ogni qual volta tornerà al palazzetto è giusto si prenda gli applausi, ma ribadiamo che non rientra nel nostro progetto. Io ho saputo poco prima della partita che sarebbe venuto. Non c’è un problema da parte del club nell’averlo alle partite, anzi”. Nelle scorse settimane si era parlato di un possibile approdo di Vitali in altre squadre, su tutte la Fortitudo Bologna: “Non siamo stati interpellati nè dalla società nè dal procuratore. Continuiamo a farlo allenare con un nostro allenatore come gli spetta da contratto” conclude De Benedetto. Il playmaker sulle proprie pagine social non manca di pubblicare foto con l’orario (di solito le 8 del mattino) nel quale viene convocato al PalaLeonessa per allenarsi. E a volte mette in sottofondo musiche che si possono quantomeno prestare a diverse interpretazioni, tra le quali non è strano leggere dei riferimenti alla sua querelle con il club.
Cui prodest? Ce n’è insomma abbastanza per un ambiente già fin troppo esplosivo considerando, è bene ribadirlo, che siamo solo alla vigilia della terza giornata di campionato. Torna alla mente, come abbiamo già scritto qualche giorno fa in un editoriale sul caso Magro, la frase di San Filippo Neri: “State buoni, se potete”. Ma tutti. Proprio tutti. Dalla società alla squadra, dai tifosi a chi è fuori dal progetto. Due partite si possono anche perdere soprattutto se di 3 e 2 punti. Uno speaker, se non rientra nei piani del club, può essere cambiato anche se al buon Mike (persona buona e simpatica) va il nostro abbraccio fraterno. Al lavoro si può andare anche alle 8 del mattino (lo fa ogni giorno l’80% della gente) se poi lo stipendio arriva puntuale e lauto. Si può non essere d’accordo ed esprimere la propria opinione, anzi è doveroso fin che non si esagera oltrepassando il senso di educazione e civiltà, ma è questo il momento di abbassare i toni, di comprendere fin che è possibile una squadra ancora in costruzione e alla quale serve anche un po’ di vento giusto. A chi giovano tutte queste continue polemiche? A nessuno. Ognuno ha una reputazione da difendere, conquistata in anni di lavoro, di gioco, di tifo. Non rompiamo il giocattolo. Non prima di averci davvero almeno giocato.