L’allenatore della Germani a “Basket Time 2.0” su VideoBrescia Sport: “Non è un problema dire che Mitrou Long non è un play e non considero tale Moore”
Brescia. Ieri sera Alessandro Magro, allenatore della Germani, è stato ospite su VideoBresciaSport della trasmissione “Basket Time 2.0”. Ecco alcuni dei suoi concetti più interessanti.
”Il mio sogno è quello di riuscire a ricreare a Brescia la grande organizzazione, anche fuori dal campo, che c’era a Siena. Questo è il mio progetto. Ho imparato tanto da allenatori come Pianigiani e Banchi, ma anche da dirigenti illuminati. Poi le cose sono andate come sappiamo, ma il lavoro era tanto: in campo e fuori. Ed è quello che vorrei accadesse anche qui alla Germani”.
”Possiamo dire senza problemi che Mitrou Long non è un playmaker puro, nessuno si offende. Vorrei però far notare che nella partita con Napoli non ha segnato solo 29 punti, ma ha dato anche 7 assist ed è stato il terzo migliore di giornata. E’ un giocatore che sa passare bene la palla”.
”Moore non lo considero un playmaker, anche se qualche volta lo vediamo nella funzione di creatore di gioco. Lee è un soldato e per questo l’ho voluto con me. Lo conosco bene per averlo allenato sia a Brescia che in Polonia quindi so quello che può dare. Farà sicuramente di più di quello che gli abbiamo visto fare fino ad ora”.
”Sto riutilizzando la match-up che fu decisiva nel primo campionato di serie A con la Germani. La proposi a Diana, la conoscevo bene per averla fatta a Siena. Iniziammo a metterla nei nostri meccanismi nella vittoria di Brindisi poi fu ancora più importante nella partita successiva, quella vinta a Varese”.
“C’è chi continua a dire che sono giovane e inesperto, ma già 15 anni fa preparavo i video sugli avversari in Eurolega, sui vari Diamatidis e Spanulis. Ho allenato a lungo nelle giovanili di Siena vincendo titoli. Mi aspettava più calore e meno diffidenza dalla piazza? So che ci vogliono i risultati e per questo la vittoria con Napoli è stata molto importante. Ora mi piacerebbe rivedere ancora più gente al palasport, io ho visto tante partite al PalaGeorge o al PalaLeonessa con il tutto esaurito o quasi”.
“Nel mio staff c’è anche mental coaching: una persona che viene da fuori, per nulla condizionata da situazioni interne. Viene ogni tanto, dice la sua e se ne va. Ho scelto allenatori in cui credo: Cotelli adesso mi sembra un piccolo me. Sì, mi rivedo molto in lui. Ho tanti amici in giro per l’Italia, ma non li ho chiamati per allenare con me. Con gli amici ci esco a cena, al lavoro scelgo le persone di cui mi fido maggiormente”.