FERRARI A TUTTO TONDO TRA AMBIZIONI, BUDGET, VITALI, BRAGAGLIO, DELLA VALLE, MITROU LONG, SACCHETTI…

Il patron della Germani ospite ieri sera a “Basket Time 2.0” ha dato più di un titolo: “Se il sistema non cambia, il basket in Italia morirà”

Brescia. Mauro Ferrari, patron della Germani, è stato il grande ospite ieri sera a Basket Time 2.0 (in onda ogni martedì alle 20.30 su VideoBrescia Sport, canale 273 del digitale terrestre e sulla pagina Facebook del nostro quotidiano on line). Un intervento ricco di spunti d’interesse, come prevedibile, che però ha lasciato sul piatto anche alcuni interrogativi sul futuro della palla a spicchi, sia a Brescia che in Italia. 

Situazione Covid. La prima domanda non poteva non riguardare la situazione contagi, che minaccia, oltre che il regolare svolgimento del campionato, anche la sopravvivenza di molte società, date le restrizioni sulla capienza. Il patron, reduce dalla riunione di Lega per decidere sul prosieguo della stagione, è parso però ottimista: “E’ stata una riunione particolarmente costruttiva” ha dichiarato, “c’era da chiarire il discorso della gestione pandemica da parte delle ATS, che andava modificata secondo un protocollo unico; è stato stabilito anche di spostare la gara con Tortona al 13 aprile, per cui Brescia avrà tre partite in casa consecutive, pandemia permettendo”. Una buona notizia però viene dal fronte Petrucelli, negativizzato: «Si, ora è negativo, però è fermo da tanto, e ad andare a domenica è ancora lunga: ieri coach Magro ad esempio ha avuto per ventiquattr’ore una violenta influenza, però per fortuna è risultato negativo al tampone. Si può resistere con uno/due assenti, in questo momento c’è uno spirito di squadra molto importante”. 

Sulla partita di domenica è altresì ottimista: «Credo che anche con due/tre positivi Pesaro verrà a giocare» (cinque membri del gruppo squadra di Pesaro sono però risultati positivi questa mattina al nuovo giro di tamponi, quindi la gara è a forte rischio). 

Ambizioni. “Esaurito“ il tema Covid, si è tornati finalmente al basket giocato, ma patron Ferrari è ancora cauto: «I progressi ci sono e sono lì da vedere, però vedremo se riusciremo a raggiungere le Final Eight. La squadra c’è, coach Magro sta tenendo alta la tensione, sarebbe importante vincere la gara contro Pesaro, perché, anche vedendo le altre partite, sarebbe una quasi garanzia per le finali a otto. Ci vorrà magari un po’ di fortuna, che nelle prime gare è un po’mancata, insieme allo spirito delle ultime partite. Per ogni nuovo progetto imprenditoriale ci vuole comunque pazienza, i giocatori hanno avuto bisogno di tempo per conoscersi e per apprendere nuove idee, e adesso stanno uscendo. Abbiamo il quarto budget del campionato? No, il quinto».

Passato e presente. Prendendo spunto da una grafica che illustrava la storia di Ferrari come sponsor principale della Pallacanestro Brescia, il patron della Germani si è lasciato poi andare ad ulteriori riflessioni: «Si, il primo anno (2016, ndr) ho seguito la squadra in ogni palazzetto d’Italia. L’anno successivo è stato difficile, perché abbiamo preso degli impegni importanti a fronte di una volontà di Graziella (Bragaglio) di ridimensionare gli investimenti: nel 2017 c’era un budget comunque importante, però non poteva permettersi Landry, Sacchetti e Vitali, e solo grazie alla positività di Santoro e a mio padre furono presi o trattenuti. Altro sforzo economico importante venne fatto per Abass. C’è poi un problema strutturale nel sistema basket italiano: se una squadra italiana o europea decide di acquistare un giocatore tipo Mitrou Long, a Brescia non viene riconosciuto nulla. È un investimento a fondo perduto. Ci vorrebbe un ristoro per le società, perché come mi dice ogni tanto Cellino “se va male va male e se va bene va male lo stesso”. La cassa a giugno è sempre vuota, comunque vada. In serie A ci sono squadre come Milano o Bologna, gestite da gruppi industriali con il fatturato che va da 600 milioni al miliardo di euro, e squadre gestite con solamente passione e storia, senza badare all’aspetto economico. Con il covid è peggiorata ancora la situazione debitoria, bisogna dunque concentrarsi su pochi punti da portare all’attenzione del governo, altrimenti il basket è destinato a chiudere in maniera definitiva». 

I complimenti vanno allora alla grande famiglia degli sponsor del Basket Brescia: «Qui a Brescia siamo fortunati, abbiamo un gruppo di sponsor con famiglie incredibili, sponsor importanti formati da famiglie perbene e imprenditori di livello. Abbiamo la fortuna di avere 30-40 sponsor che ci danno una mano, però lo sforzo economico della mia famiglia non è comunque indifferente, e ci permette di avere il quinto budget del campionato. Non oso allora immaginare le realtà cooperative, senza incassi e con spese sanitarie importanti». 

Di tutto e di più. Il “gioco“ delle foto consente a Mauro Ferrari di fare altre considerazioni: la prima di queste riguarda Graziella Bragaglio, e le parole sono sibilline: “Ha fatto tanto per la pallacanestro Brescia, anche troppo…”. Matteo Bonetti viene definito “la persona più appassionata di sport che abbia mai conosciuto nella mia vita. Quando presentammo la partnership nel 2016 a Palazzo Loggi, Franco Dusina disse che era un pazzo. Mi sorpresi che lo disse davanti a tutti, pensavo gli avesse fatto un torto. Conoscendolo invece credo che Dusina sia stato anche… parco nella definizione“. Su Andrea Diana solo una frase: “Una bravissima persona“. 

Maurizio Buscaglia? «Non lo scelsi io, lo scelsero Graziella e Matteo. Esposito andava cambiato, perché era in crisi anche personale. Buscaglia mi venne presentato da loro e dal suo procuratore. Persona perbene, forse avrebbe potuto incidere di più nelle scelte. Ciò che mi ha fatto preoccupare è stato il cambio Wilson e Willis: non capisco come lui, Santoro e Abbiati abbiano preso una decisione così sbagliata nel prendere quei due giocatori. Anche per questo non sono rimasti: io devo difendere la mia azienda, anche con scelte poco simpatiche».

Due parole su Alessandro Magro: «Persona preparata, che proviene da un passato importante. Può far bene a Brescia, non è simpatico a tutti, ma è la cosa migliore: non si può infatti piacere a tutti. Lo chiamo il piccolo Messina». 

Vitali? «Leader sfortunato, avrebbe potuto vincere di più…» e anche questa è una frase sibillino. Amedeo Della Valle? «Scommessa vinta, può fare qualcosa di importante questo ragazzo. Meo Sacchetti può pure pensare a lui per la Nazionale, ma adesso potrebbe essere tardi. Se lo chiamerà, dovremo decidere io e lui se andare in Nazionale. È un giocatore che lavora e si impegna, deve solo lavorare sul suo fisico». Si sta lavorando anche per il rinnovo di Mitrou Long, che ha richieste sia dall’Italia che dall’Europa. “Si, ma anche in questo senso deve cambiare il sistema basket: noi lo paghiamo 300 mila euro, ma se arriva una squadra di Eurolega e gliene offre 800 mila cosa facciamo? Servirebbe un ristoro per chi ha lanciato certi giocatori”. Sandro Santoro? «Ci sentiamo ogni dieci giorni, sarebbe perfetto per una squadra di Eurolega». La chiusura è su Vincenzo Esposito: «Non è vero che fa l’istruttore di surf. Sta bene, ha vissuto un momento difficile a livello personale, però ora sta meglio. Ci avevo puntato forte, e ci ripunterei: il team non ci ha purtroppo creduto e la sua situazione personale ha contribuito al suo esonero». 

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