MOSS INEDITO: “POTREI GIOCARE ALTRI 4-5 ANNI E HO BEI PROGETTI PER IL FUTURO”

Intimista e positivo, è un capitano in grande forma e con tanta voglia di parlare del nuovo modo giocare di Alessandro Magro quello che si è concesso ai microfoni di “Basket Time 2.0” e quindi di Bresciacanestro: ”E a Pesaro si va per vincere la Coppa”

Brescia. David Moss a tutto tondo. Il capitano ha parlato lungamente in un’intervista rilasciata al nostro direttore Cristiano Tognoli nella trasmissione ”Basket Time 2.0” andata in onda ieri sera su VideoBrescia Sport e sulle pagine facebook di Bresciacanestro e di Cristiano Tognoli.

Come stai David? Diremmo proprio che è il momento migliore anche per i risultati della squadra.

“Sicuramente abbiamo fatto un bellissimo lavoro in questi mesi insieme e per me non è una sorpresa avere questi risultati e come in tantissime altre cose serve tempo per raggiungerli. Sin dall’inizio io ho percepito le qualità di tutti noi ma abbiamo avuto bisogno di tempo per esprimerle come squadra”

Pensi che sia un nuovo tipo di basket quello che vi chiede Alessandro Magro? E’ un basket moderno?

“Mi viene da sorridere pensando alla tua domanda perché mi fa dire che sono vecchio! Sono passati quindici anni da quando sono a Brescia. Inizialmente non si dava molta ragione a questo modo di pensare di Alessandro Magro. Io invece penso a quello che ha fatto, da dove è arrivato (dall’esperienza di Siena che conosco molto bene) e dove era assistente, alla Polonia e ora per la prima volta come capo allenatore alla sua età (che è poi anche la mia più o meno), mi viene da dire che si è veramente adattato molto bene visto quello che è riuscito a fare fino a questo punto della stagione e io questo lo apprezzo molto. E per rispondere alla tua domanda penso proprio che lui abbia fatto qualcosa di completamente diverso rispetto anche a quello che io stesso ho fatto nei miei anni italiani. Lui con il suo staff, soprattutto con la new entry Isaac Jenkins, questa nuova figura che a mio avviso è fondamentale per noi giocatori. E’ la prima volta da quando gioco in Italia che ho nello staff di allenatori un player development coach; è molto importante. Inoltre il nostro modo di giocare è improntato sulla difesa e successivamente nell’attacco. Indubbiamente stiamo parlando di una versione moderna del basket, per tutta questa serie di aspetti”

Cosa c’è di diverso secondo te in questo basket? Più velocità, più rapidità anche se la chiave sembra ancora essere la difesa forte?

“Secondo me è lo stesso, gli obiettivi non cambiano. Sicuramente l’elemento fondamentale è la difesa, anche nelle partite che abbiamo perso, a parte con Reggio Emilia e Bologna, siamo sempre stati in partita, abbiamo sempre difeso bene e fatto tanti errori nei momenti topici. Se parliamo di Amedeo della Valle, i tiri che a volte fa che sembrano quasi assurdi, i tiri che non ti aspetteresti tra l’altro che poi vadano a segno, ecco lui è la fotografia esatta di come siamo, tutti con il nostro modo di giocare, la nostra peculiarità e il nostro modo di essere in campo. Amedeo e Naz, loro rappresentano il modo un po’ pazzo, un po’ estroso di giocare; però se pensi alle qualità di un Kenny Gabriel con la sua grande intelligenza cestistica che non vedo da un po’ di tempo a questa parte nella mia carriera, di John Petrucelli che è un animale in difesa, penso che siamo proprio una bella squadra e io sono molto contento di farne parte”

Quanta voglia hai di giocare le Final Eight e quante chances pensi che possa avere Brescia quest’anno di vincere quella Coppa Italia che vi è sfuggita tre anni, e che, credo, ti faccia avere una gran voglia di rivincita quest’anno?

“Sono sempre così, sono gli stessi obiettivi, questo è il modo di competere e in quest’ottica penso che possiamo anche vincere, perché no? Può succedere di tutto anche nella Coppa Italia, quando sei lì, te la giochi, c’è energia, atmosfera, ambiente e può capitare di tutto perché c’è un’unica partita e tu o vinci o  perdi , in inglese si dice “win or go home”, qui di ogni cosa è possibile. Io penso assolutamente che abbiamo la possibilità di fare qualcosa di speciale però come ogni cosa nella vita si deve pensare una cosa alla volta e ora bisogna pensare alla partita importantissima di domenica contro Venezia”

Tanti dicono che Brescia, in questo memento è più in forma di Olimpia Milano e della Virtus Bologna. E’ così? Vi sentite la squadra più in forma del momento?

“E’ difficile da dire perché quelle due squadre giocano molto di più, tre partite ogni settimana, e poi non sono lì con loro; io sono qui e mi alleno con la mia squadra e conosco come sta la mia squadra, faccio e penso in funzione della Pallacanestro Brescia e non ho modo di pensare cosa facciano le altre squadre. Una cosa mi è chiara però ed è che noi stiamo lavorando bene, adesso abbiamo trascorso un po’ di mesi insieme e ci siamo conosciuti, associando anche il gran lavoro con Isaac Jenkins che è sempre disponibile, i lavori che facciamo in allenamento con allenatore e staff, tutto ciò lo si sta vedendo nelle partite”  
In un’intervista precedente, avevi detto che volevi giocare fino a 40 anni. E’ ancora così o questa potrebbe essere la tua ultima stagione?

“Lo sport è dentro di me, è nel mio modo di essere proprio, quindi io vivo per lo sport, per cui non so quando arriverà il momento di smettere. Ogni giorno penso a giocare e con questo in mente e con questa nuova energia difficile che possa pensare di smettere presto, e non solo perché questo è il mio lavoro, ma anche e soprattutto per è la mia grande passione, è quello che mi piace fare. Se il mio corpo mi da altri quattro o cinque anni (chi lo sa) allora si può andare avanti. Se quest’anno mi darà una ulteriore carica allora sarà molto bello e sarò contento di continuare. Sono molto pieno di gioia, mi sento bene, il corpo sta bene per cui, come ogni cosa, tutto è possibile. Oggi c’è la voglia di continuare a giocare”

Se pensi a quando smetterai, visto che anche tu sei un uomo e non un robot e prima o poi dovrai smettere, ti vedi più come allenatore, come manager? Come dirigente? Vuoi tornare negli Stati Uniti o resterai in Italia?

“Chissà, la vita non sai mai quello che ti riserva. Ho già rivissuto questo in passato. Quando ero a Milano e poi ho smesso, non avrei mai pensato di stare quattro mesi senza una squadra e d’altra parte non mi sono perso d’animo; non giocavo in quel momento e ho coltivato la mia altra grande passione che è la fotografia, l’ho approfondita, ci sono sempre più entrato dentro e nel frattempo cercavo di tenermi in buona forma fisica. Del resto, mai avrei pensato che il mio futuro sarebbe stato a Brescia e che qui sarebbe stata la mia casa. Certo mi piacerebbe rimanere vicino alla pallacanestro, perché è nel mio sangue, in veste di chi o cosa non saprei, se manager, se allenatore, tuttavia io voglio stare qui vicino a mio figlio. La vita va avanti con i progetti ma è anche vero che ogni volta che mi si è presentata qualche situazione nella vita, ho scelto di affrontare quella e su quella progettare e costruire vivendo ciò che la vita mi porgeva. Fino alla fine. Questo è il mio modo di vivere e di giocare quindi chissà cosa succederà”

Come va la tua vita con tuo figlio? Com’è la tua vita da papà?

“E’ incredibile, è una cosa molto emozionante. Per me e per lui mi piacerebbe la persona giusta. Lui mi da’ tantissime gioie e momenti che a me sono mancati nella mia vita. Sono contento di avere mio figlio in questo momento della mia vita. Lui è tantissime cose. Intelligente, sincero, è sensibile, è una testa dura. E’ immenso e incredibile e sono molto fortunato di essere parte della sua vita sicuramente”

Brescia, come città, come extra-basket, cosa ti ha dato in questi anni e cosa continua a darti?

“Bella domanda importante. Ho pensato tanto a questo. Sono a Brescia da cinque e purtroppo, nonostante abbia vissuto delle cose belle, come in tanti altri posti nel mondo, ci sono cose che non cambiano mai ma questo è un altro tema e dovremmo parlarne per ore, per cui rimanendo in tema di cose che mi ha dato e mi dà tuttora Brescia, sicuramente delle grandi opportunità, la più grande è stata quella di giocare, grazie a Sandro Santoro, Matteo Bonetti, Graziella Bragaglio, Mauro Ferrari, ognuno di loro continua a darmi l’opportunità, giocando, di essere parte di questa città in un modo costruttivo. In questo momento sono molto riservato sulla mia vita, voglio stare con mio figlio, fare cose con lui in ogni momento libero. Loro mi danno l’opportunità di inserire mio figlio in una buona scuola e di avere un altro punto di vista nella vita rispetto all’Italia e all’America. E tutto ciò mi dà ancora gioia perché se non fossi felice qui avrei già sentito il bisogno di andarmene e questo invece non è ancora successo. Vuol dire che sono felice e questo è anocra più importante”

Dietro di te, si vede un poster di Mohammed d’Alì.  E’ il tuo mito?

“In realtà il poster è un regalo ma lui è un esempio di tante persone importanti nella mia vita. E chi me lo ha fatto conoscere è stata una persona molto significativa per me. Sicuramente in tanti aspetti mi sento vicino alla sua storia, ai suoi guai, ai suoi problemi; è un atleta che va per il mondo trovando il suo scopo. La sua storia è leggenda ed è una metafora della vita. Io voglio avere la leggerezza che deve avere un boxeur per affrontare in modo equilibrato la vita. Questo è un segno”

Domenica sei stato bravo a non reagire con Burnell quando ha cercato di fare la rissa. Stai maturando?

“Mi viene da ridere perché lo conosco, è un giovane giocatore di Chicago, e ogni volta che giochiamo contro è una battaglia vista la nostra fisicità. Però ad un certo punto non ha senso, quando mi ha provocato in quel modo, ho detto un po’ di parolacce ma mi sono anche detto che in questo momento della stagione è meglio pensare a guardare avanti ed evitare certe situazioni, litigare senza motivazione sarebbe follia. Poi mi sono ricordato di non essere un giocatore che fa le cose in modo sporco e provoca e quindi l’ho lasciato perdere. Chiaramente giochiamo per vincere e ognuno di noi vuole mettere tutta l’energia che si ha in campo e devo dire che in quel momento ha prevalso la testa e la ragione per cui ho lasciato perdere la provocazione perché lo sport è una cosa superiore, è altro dalla rissa senza senso e non è il modo di essere”

Ultima domanda ma non meno importante (soprattutto per le tue fan): perché il taglio dei capelli?

“Ce l’ho in mente da parecchio. Devo dire che ho cambiato spesso i miei “dreads”. Ho fatto sedici anni con questo stesso stile di capelli. Ora era il momento perfetto per me di cambiare. Non ci ho proprio pensato, dieci secondi e tutto è cambiato. E’ un po’ come la vita e sono molto contento del mio nuovo taglio di capelli!”