BUSCAGLIA: “ARRIVAI A BRESCIA PER INVERTIRE LA ROTTA E CI SALVAMMO. SUL MERCATO PRENDEMMO QUELLO CHE SI POTEVA”

”Mi spiace non poter più fare parte di un importante progetto come quello della Germani, ma a Napoli ne ho trovato uno altrettanto ambizioso. Ora per prima cosa dobbiamo portare a casa la salvezza”

Napoli. In vista della sfida Ge-Vi Napoli vs Germani Pallacanestro Brescia di questo sabato al PalaBarbuto, abbiamo chiesto al coach dei partenopei Maurizio Buscaglia (anche ex allenatore di Brescia nel finale della scorsa stagione quando venne esonerato Vincenzo Esposito) come vive la vigilia. Ecco le sue parole in esclusiva per Bresciacanestro.com.

Prima di parlare della gara, facciamo un passo indietro: cosa ha pensato quando Mauro Ferrari a fine stagione criticò esplicitamente lei e Santoro per la scelta di Willis e Wilson?

“Arrivai a Brescia per cercare di invertire una tendenza in quel momento negativa. Ho trovato una tale disponibilità e voglia da parte dei giocatori nonché una presenza che capisci subito che il progetto a quel punto diventa tuo. Poi l’aspetto dei correttivi è legato alle partenze e ai momenti di mercato, alle disponibilità del momento; tante cose si compenetrano in questi casi e certe situazioni capitano. In quel caso, siamo riusciti a dare un indirizzo, poi i correttivi erano legati appunto a tante altre situazioni. Già concludere quel campionato e riuscire ad arrivare al punto in cui siamo arrivati è stato un buon lavoro. Due giocatori innestati in corsa non si sono immediatamente inseriti, ci vuole tempo ed era già poco”.

Ci sarà un desiderio di rivalsa nella partita di questo sabato ?

“Brescia è stata per me un’esperienza bella e legata ad un episodio. Ora da parte mia c’è solo desiderio per Napoli dove stiamo lottando per confermare un progetto in una città importante che sta cercando di tenere alto il livello del basket. Vogliamo portare a casa un obiettivo, abbiamo volontà di fare punti- così come è successo anche a Brescia quest’anno quando era all’inizio di un progetto che necessitava tempo per plasmarsi e cercare di raggiungere un obiettivo che è anche quello di tutta una città. Pur non facendone più parte, e questo mi è indubbiamente dispiaciuto, io sono contento per Brescia e per i risultati che sta avendo, veramente. Anche io avevo accettato di buon grado la chiamata proprio perché il progetto che mi si proponeva era ambizioso e l’ambizione fa bene ai progetti”.

Prima Brescia, ora Napoli, viene da dire che lei ultimamente viene chiamato per salvare la baracca. Si vede in questa immagine?

“Bisogna fare quello che la storia ci dà. A volte contribuisci a far crescere un progetto, a volte vieni chiamato per cambiare rotta. E questo è bello perché mette sempre alla prova. Ogni esperienza conta e te la porti dietro con tutte le sensazioni che ti fa vivere. Questo è stimolante. Brescia era stimolante per me e avevo voglia di andarci; è risaputo che è una piazza forte e ambiziosa da sempre per cui l’ho vissuta bene. In quel caso entravo in un gruppo già consolidato e creato precedentemente, con giocatori molto uniti e dall’identità ben precisa e tu devi fare delle scelte. Quindi bisogna avere la capacità di identificare il momento storico di una squadra per non rischiare di mettere a repentaglio il progetto. Poi ci sono anche elementi particolari: io a Brescia sono arrivato in un momento in cui il pubblico non c’era, era tutto chiuso, si era in pieno Covid e anche questo ha influito. Abbiamo impattato bene e poi, devo dire, abbiamo anche avuto partite sfortunate, o meglio non abbiamo proprio avuto culo, ma ci siamo salvati”.

Lei è anche il coach della Nazionale olandese (come Sergio Scariolo per la Spagna). Cosa significa secondo lei? E’ il Made in Italy apprezzato all’estero o c’è poco spazio in casa e quindi c’è anche in questo settore la fuga dei cervelli?

“E’ questione di essere apprezzati. In Olanda ero il cambio di percorso quando sono stato chiamato e ho iniziato un progetto dopo che si era concluso un lungo ciclo. Iniziare vuol dire mettere a posto le cose e in questo siamo stati oltre che bravi anche fortunati perché ci siamo qualificati, abbiamo dato anche di più. C’è da dire che la Nazionale è diversa dal Club, d’altra parte se tu parti dall’inizio devi mostrare la strada se invece ti inserisci devi adattarti perché in quel caso sei stato chiamato da un club perché ti ritengono in grado di condurre un progetto alla fine. Ci deve sempre essere serietà e ad avere sempre un atteggiamento attento a ciò che si sta facendo, sperando anche di avere il tempo giusto per farlo e dimostrare. Perché chi ha voglia di lavorare continua a farlo con la passione e la serietà anche altrove”.

Che partita sarà quella di sabato visti gli ex e il fattore campo?

“Per quel che riguarda il pubblico sarà una cornice fantastica, per il pubblico napoletano, ma anche per il pubblico di Brescia che ho sempre apprezzato anche da avversario proprio perché divertente e caloroso. Emotivamente va messo in campo il massimo. Vince il fattore del campionato, non il fattore campo. Dobbiamo portare a casa la salvezza, Brescia sta facendo un super campionato con una squadra importante. Dovremo metterci quel qualcosa in più, sarà una sfida difficile che necessiterà della massima attenzione agli aspetti tecnici e tattici. Dovremo stare in partita il più possibile “

Come le sembra Napoli? Le piace viverci?

“E’ la mia prima esperienza qui, conoscevo la città solo di vista. E’ stupenda da vivere. Il club ha un’idea e un percorso ambizioso e chiaro, una voglia e una passione che è la stessa della città, e un intento comune che è quello di tenere Napoli ad alto livello nel basket”.

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