Il development coach della Germani a ”Basket Time 2.0”: ”Giorni decisivi per smussare ancora certi angoli con Brown. L’esclusione di Della Valle a Bologna è stata pienamente condivisa con lui. A Sassari quest’anno ottenemmo una vittoria di qualità. Il mio lavoro tende a far sì che ci siano tanti piccoli miglioramenti quotidiani”
Brescia. Ospite ieri sera a “Basket Time 2.0”, in onda su Video Brescia Sport e sulle pagine Facebook di Bresciacanestro e di Cristiano Tognoli, il development coach della Germani Isaac Jenkins ha parlato di come sta la squadra nella settimana che porta al play off con il Banco di Sardegna Sassari.
Jenkins, come arrivate a questa serie che si annuncia molto combattuta?
“La squadra è carica, siamo sicuramente in forma e “inside” in questo traguardo raggiunto meritatamente. Giocare il play off è un privilegio e ci faremo trovare pronti. Siamo cresciuti, il risultato fino ad oggi è stato decisamente positivo, abbiamo tratto delle piccole lezioni in ognuna delle trenta partite di campionato per portarcele adesso nei play off come prezioso bagaglio”.
Come arriva John Brown a questo play off?
”Da quando è arrivato si impegna sempre al 100%, l’inserimento è stato buono con compagni e staff. Non ci sono state gelosie o cose di questo tipo. Penso che i giorni ci separano dalla gara con Sassari saranno decisivi per riuscire a smussare certi angoli sui quai ancora c’è da lavorare con lui”.
Come avete vissuto e superato l’inizio di stagione contrassegnato da sconfitte e giudizi decisamente critici da parte della piazza?
“In ogni parte del mondo bisogna convivere con le critiche, io vengo dagli Stati Uniti e posso dire che tutto il mondo è paese: ci sono persone buone e persone cattive, persone dolci e persone rozze. Non conoscevo Brescia come ambiente, ma ho giocato e interagito in varie città. L’importante è che, nonostante ci siano opinioni diverse, la domenica i tifosi siano al palazzetto a supportarci. Abbiamo avuto una partenza lenta, ma il tifo non è mai mancato e questo è stato molto bello”.

Con la Virtus Bologna che partita è stata?
“E’ stata una partita vera. Bologna ha giocato, ma anche noi. Loro hanno fatto alzare dalla panchina gente come Belinelli, un NBA, noi abbiamo messo in campo anche il giovane Mobio che per altro senza paura va in contropiede e alza palla per Cobbins e poi va a cercare di stoppare Alibegovic, ecco questi siamo noi. Quando rivedo la partita dico: ok abbiamo perso di 20, ma contro una Bologna che non ha mollato un colpo. Anche nel negativo siamo riusciti a trovare qualcosa di buono. Nel terzo quarto siamo andati a -12 poi certi giocatori hanno fatto la differenza, ma siamo usciti a testa alta”.
Come mai avete deciso di rinunciare contemporaneamente a Mitrou Long e Della Valle ? Così facendo, tra l’altro, Amedeo non ha potuto vincere la classifica dei cannonieri…
“E’ stata una decisione pienamente condivisa da Della Valle con Magro e lo staff medico”.
Che squadra è Sassari?
“Ha meritato il suo posto ai play off. Una buona squadra, che noi siamo riusciti a battere però per due volte. Giocheremo le tre partite poi vediamo se ne serviranno altre. Al PalaSerradimigni in regular season ottenemmo la nostra prima vittoria in trasferta e fu una vittoria di qualità”.
In cosa consistente il tuo ruolo?
“Io sono in palestra già la mattina alle nove, e per questo ringrazio il custode del PalaLeonessa per la sua enorme disponibilità, e mi metto a disposizione dei giocatori per cercare di farli migliorare sotto ogni punto di vista: tecnico e, se serve anche psicologico, perchè mi piace parlare con loro. La squadra si allena ogni giorno a mezzogiorno, il mio è un lavoro fatto di slot da 30-40’ prima o dopo l’allenamento tradizionale. Analizzando il gioco di Petrucelli a Bologna, solo per fare un esempio, dopo aver visto le clip le abbiamo messe in campo perchè la telecamera non mente mai e facendo questi step, uno dopo l’altro, in due o tre settimane si vedono già i miglioramenti. Potrei anche farvi l’esempio di Moss che abbiamo abituato a penetrare di più e non solo a tirare da 3 dall’angolo, il lavoro fatto con Laquintana per usare anche la mano sinistra o tornare a Petrucelli che alla prima partita a Varese andava a sbattere sui cartelloni pubblicitari mentre nel tempo c’è stato il miglioramento su come prendere la strada dritta per andare a canestro. Quando vedo anche i piccoli miglioramenti quotidiani mi sento felice”.
Quante squadre in Italia hanno nello staff uno con il tuo ruolo?
”Da quello che so, nessuna. Ma anche in Europa sono poche”.