Brescia. La Germani è come Valentino Rossi ai tempi d’oro, quando Guido Meda certificava i suoi buoni risultati con un “c’è”. A Milano non è arrivata la vittoria, ma una prestazione più che convincente. Essere tornati a casa anche con del rammarico, per quel tiro di Petrucelli finito sul ferro a fil di sirena, e per qualche fischiata scientifica che per un attimo ci ha fatto tornare con la mente allo scippo di Billy-Cidneo del 18 aprile 1982, dà già un ottimo feedback sul valore della squadra. La Germani c’è. E chi vuole frequentare l’alta classifica, compresi i campioni d’ Italia, dovrà fare i conti con un roster che il trio Ferrari-De Benedetto-Magro ha allungato, rinforzato, migliorato, ristrutturato per reggere sulle due competizioni Lba-Eurocup, con la malcelata ambizione di fare anche dei viaggetti nelle finali di Coppa Italia, Top 16 e play off scudetto. Sarà un anno lungo, complicato, faticoso, ma estremamente affascinante.
E non era affatto scontato che la Germani riuscisse a partire essendo già così competitiva contro i più forti, che hanno un roster da Eurolega. La pre-season è stata uno stillicidio di infortuni e conseguenti dubbi, giganteschi dubbi, in vista del debutto. A stupire positivamente è stato invece proprio il giocatore che più aveva dovuto stare a guardare durante la preparazione estiva: John Petrucelli, 19 punti con il 62% da 2, 2/4 da 3, 3/3 in lunetta, 2 recuperi e 2 perse. Numeri da giocatore che ha già raggiunto un alto livello di performance, che di solito si vedono dopo almeno un mese dalla prima palla a due e invece il “ladro più ricercato d’Italia” (e tra poco anche d’Europa…), come lo ribattezzò l’anno scorso Graziella Bragaglio, si è presentato come meglio non avrebbe potuto. Ma tutta la squadra l’ha fatto. Tenendo Milano in casa propria sotto gli 80 punti, prendendosi due volte un massimo vantaggio in doppia cifra. Segnali non casuali. Segnali che la Germani c’è. Già. Non era scontato.