“Non ho rimpianti per la mia carriera, credo al destino. Sarebbe bello dare a Brescia quella Coppa Italia persa con Torino, ma prima dobbiamo conquistare le Final Eight. Il College un’esperienza pazzesca, anche se quando tornai in Italia pensai anche di smettere col basket. Per l’Italia ormai faccio solo il tifo. Ferrari è il mio padre 2.0, quest’estate volevo capire bene quale sfide affrontare, a volte tra padre e figlio si può anche bisticciare… Mio papà Carlo è stato il mio idolo. Curry? Provo solo a replicare qualcosa di quello che fa, ma è troppo forte. Io come Mitchell a Reggio Emilia e Brescia, un onore”
Brescia. Amedeo Della Valle è stato ospite ieri di “Basket Time 2.0”, la trasmissione in onda tutti i giovedi sera su VideoBrescia Sport e sulle pagine Facebook di Bresciacanestro e di Cristiano Tognoli, e ha parlato di presente, passato e futuro.
“Abbiamo iniziato questa stagione con delle difficoltà – ha detto Adv – non esprimendo un bel basket, ma adesso siamo in un bel momento, con tre vittorie consecutive, quattro nelle ultime cinque partite. Ma ancora non basta. A Sassari abbiamo ottenuto una bella vittoria, ma dobbiamo farne un’altra anche sabato con Trento perchè vogliamo andare alle Final Eight di Trento”.
Al PalaSerradimigni siete entrati in campo dopo che avevano già perso Pesaro, Trento, Venezia e Varese: sapere che vincendo li avreste agganciati vi ha dato una carica in più?
“Io ho visto solo un pezzo di Trento-Brindisi, delle altre partite nemmeno sapevo il risultato. Certo gli altri risultati ci hanno dato una mano, anche se con Pesaro e Venezia abbiamo lo scontro diretto a sfavore e per questo dobbiamo riuscire a battere Trento”.
Come siete riusciti a risalire da -15?
“Ci è salita la giusta tensione, la necessaria cattiveria agonistica. Ci conosciamo bene e anche questo aiuto, siamo in parecchi che hanno già giocato insieme l’anno scorso. In certi momenti sappiamo parlarci, aiutarci, compattarci. Siamo un bel gruppo, di brave persone. Ora ci aspettano Trento e il derby di Verona: prendiamone una alla volta, senza fare calcoli che portano male. Sono contento della partita fatta da Taylor: non è riuscito subito a integrarsi nel gruppo, ma ci stava. E’ un giocatore di grande qualità, ma ancora giovane, solo al secondo anno in Europa. Ci darà una grossa mano, ne sono certo”.
Il tecnico che ha volutamente preso Magro a Sassari vi ha dato la scossa?
“Diciamo che sono riuscito a trasmettergli il risentimento che avevo in quel momento”.
Risentimento verso l’arbitraggio?
“Non dirà mai che una sconfitta o un momento difficile di una partita è colpa degli arbitri. Ero risentito per come stavo giocando io. Volevo fare di più e quella bomba nel supplementare è stato il modo per scrollarmi di dosso risentimento e insoddisfazione. L’ho tirata d’istinto, non perchè avevo un lungo come Stephens che mi stava marcando”.
Una bomba alla Stephen Curry? E’ un tuo modello?
“Chiunque giochi a basket prova almeno in allenamento a replicare quello che fa lui. Poi da qui a riuscirci ce ne passa… Al Buducnost avevo un allenatore che ora è nello staff di Golden State, mi ha detto che pensava di aver visto in me un grande tiratore, ma ovviamente non sono nulla dopo aver visto Curry da vicino. Lui fa canestro anche dalle tribune del palasport”.
Ospite di “Basket Time 2.0” qualche settimana fa Massinburg disse che Della Valle è il suo modello…
“C.J. è un bravissimo ragazzo, ha avuto delle difficoltà più che altro fuori dal campo, mi ha chiesto consigli da giocatore e uomo molto umile, sono stato contento di poterglieli dare. Lo vedo molto equilibrato, prima di tutto di testa”.
A proposito di Final Eight, sai che i tifosi bresciani ancora aspettano di potersi prendere una rivincita da quel trofeo perso nel 2018 nella finale con Torino?
“Me la ricordo. Sarebbe bello poter chiudere il cerchio giocando proprio a Torino, ma prima dobbiamo conquistarcele queste Final 8. E non dobbiamo dimenticare che stavolta ci sono una Milano e una Virtus Bologna molto più forti di quanto lo fossero allora. Ma in una gara secca può succedere di tutto e l’anno scorso a Pesaro tra noi e Milano in semifinale non c’è stata grande differenza”.
Sei soddisfatto di come è andata finora la tua carriera o potevi fare di più?
“Credo molto nel destino. Se è andata così significa che doveva. Mi sono messo tante volte in gioco. Debuttai a 16 anni in A2 con Casale Monferrato e il mio primo tiro finì sulla parte laterale del tabellone. A fine partita mi presi un bel cazziatone da coach Crespi, ma continuai a credere in me stesso. Quando ci fu la possibilità di andare, l’anno dopo, in Usa per studiare e giocare nell’ High School non ci pensai un attimo. Avevo fatto un viaggio con mia mamma a Miami e capii che gli Stati Uniti erano il posto dove volevo andare. Il College a Ohio fu un’esperienza pazzesca, il secondo anno arrivammo anche ai play off della March Madness. Frequentare un College in America è come stare dentro un film: è come vivere in una città di 70.000 persone dove tutti tifano per la squadra di basket, ti invitano ogni sera a una festa, sei visto come un idolo. Inizialmente non presi il ritorno in Italia come un declassamento, anche se come tutti un pensierino alla Nba lo feci. Reggio Emilia investì molto su di me, ma i primi cinque mesi non andarono molto bene al punto che per un attimo pensai di smettere con il basket e di tornare negli Usa solo per studiare completando il corso di Marketing e Business”.
Quest’anno stai tirando più liberi e meno da 3, è una scelta?
“Dovuto, nel senso che dopo il campionato che ho fatto l’anno scorso mi raddoppiano sempre. In lunetta vado senza pensarci, tiro di meccanica, così facendo provo a non sentire la pressione”.
Sei molto migliorato anche in difesa, è su questo che Magro ha iniziato a puntare dall’anno scorso quando ha cominciato ad allenarti?
“In realtà mi attaccano ancora in tanti quindi significa che devo migliorare. Diciamo che mi faccio furbo ed esco da certe situazioni difficili…”.
Chi è Mauro Ferrari per te?
“Il mio padre 2.0. Visto che sono ospite di “Basket Time 2.0” mi sembra giusto definirlo così. A volte magari tra padre e figlio si può anche bisticciare (ride, ndr), ma tra di noi c’è sempre stato rispetto e affetto. Quando gli dissi che volevo uscire dal contratto era perchè volevo capire quali potessero essere ancora le mie sfide. Poi è vero che ci siamo ritrovati e abbiamo rifirmato il contratto in pochi minuti”.
Cosa è stato e cosa continua essere invece tuo padre Carlo?
“Sono riuscito a vederlo giocare solo quando ormai era sceso nelle minors. E’ sempre stato il mio eroe, il mio idolo, l’uomo a cui volevo assomigliare, mi diceva sempre di mettere la dinamite nel mio tiro, quello che mi mancava per fare il salto di qualità”.
Che ricordi hai di Messina?
“Ho un buon rapporto con lui, nonostante mi abbia tagliato due volte in Nazionale. Mi ha dato la possibilità di giocare in Eurolega. E’ molto duro, esigente, ma mi ha lasciato insegnamenti che porto ancora nel mio bagaglio e che uso in ogni partita”.
E’ vero che Magro è un “piccolo Messina” come dice Ferrari?
“In realtà sono molto diversi. Io e Alessandro ci stimiamo molto”.
Con Pozzecco vi siete detti addio definitivamente o c’è la possibilità di rivederti in Nazionale?
“Gli ho detto il mio pensiero e lui mi ha detto il suo. Molto schiettamente. Mi è dispiaciuto non andare ai Mondiali. Ormai faccio il tifo per la Nazionale e non penso ad altro”.
Sai che il tuo procuratore Virginio Bernardi fu quello che portò un mito come Mike Mitchell prima a Brescia e poi a Reggio Emilia? Con te ha fatto il contrario…
“Me lo ricorda spesso. So chi è stato Mitchell, me ne hanno parlato tanto a Reggio e anche qui a Brescia. E’ un onore essere accostato a un campione così”.