TAYLOR: “STO CERCANDO DI ADATTARMI A UN RUOLO DIVERSO RISPETTO A QUELLO CHE AVEVO IN GRECIA”

L’ala della Germani si è raccontato nel salotto di “Basket Time 2.0”

Brescia. Ospite giovedì sera nella trasmissione “Basket time 2.0” (in onda tutti i giovedi sul canale 118 del digitale terrestre di VideoBrescia Sport e sulle pagine Facebook di Bresciacanestro e di Cristiano Toignoli) Ryan Taylor, l’ala della Germani arrivato con Aleksjei Nikolic in assenza degli infortunati Troy Caupain e John Petrucelli, racconta il suo percorso di adattamento e le difficoltà dell’inserimento in un ruolo diverso da quello che ricopriva fino a poco tempo fa nel campionato greco.

Cosa pensi della classifica di Eurocup e della posizione attuale di Brescia?

“Vista la classifica penso che abbiamo giocato bene, ma anche che possiamo fare ancora meglio. A Bourg abbiamo sicuramente giocato più di squadra, la palla girava un po’ più velocemente, ci siamo allenati ancora più duramente per fissare appunto i dettagli. In classifica siamo nella posizione che meritiamo, ma abbiamo maggiori aspettative visto la squadra che siamo”.

Cosa pensa che abbia fatto la differenza nella partita con Bourg en Bresse?

“La comunicazione tra di noi in campo. Abbiamo giocato più di squadra, costruendo tiri aperti per tutti passandoci bene la palla. Siamo rimasti uniti e abbiamo ottenuto una bella vittoria”.

Cosa pensa, rispetto alla sua esperienza passata nel campionato greco, del campionato italiano di serie A?  

“Il campionato greco è più prevedibile. Olympiacos e Panathinaikos sono le due squadre che primeggiano mentre il campionato italiano vede diverse squadre difficili da affrontare, è molto meno prevedibile”.

Come sta passando il suo periodo di adattamento a Brescia?

“E’ un po’ difficile per me. Devo abituarmi ad un nuovo ambiente, una nuova lingua, un nuovo modo di giocare e soprattutto devo adattarmi al ruolo che mi hanno dato. Per cui sto ancora trovando il mio assetto, d’altra parte cerco di esprimere il mio basket cercando di essere utile al gruppo”.

E’ così difficile adattarsi al basket italiano?

“No non è difficile di per sé, è più impegnativo cercare di interpretare il ruolo che ti viene assegnato. Il mio ruolo in Grecia era completamente diverso da quello che ho qui ora. Quindi per me significa cercare di essere il più performante possibile dentro il ruolo che mi viene attribuito e non è così immediato”.

Le piace essere  “uomo clutch”, giocare negli ultimi due minuti di gioco, essere importante in quei minuti?

“Certamente, non sarei stato un giocatore di pallacanestro se non avessi amato giocare anche gli ultimi due minuti”.

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