Impresa della Germani, che batte l’Armani e si qualifica per la semifinale di Coppa Italia nel giorno del Patrono che diventò tale dopo aver respinto l’assalto dei meneghini nel 1438. Prestazione di grande spessore difensivo degli uomini di Magro. Sabato il match contro
Torino. Sei 0/6 in campionato, più vicino alla retrocessione che ai play off, in Eurocup hai fatto delle buone partite, sei già alle Top 16, ma sarà molto dura arrivarci con il vantaggio del fattore campo il che significa che rischi di fare poca strada, insomma non puoi certo essere contento di come sta andando la stagione, ma il basket è musica e magia, è imprevedibilità e ci sono quei dentro o fuori che possono cambiare il senso di una stagione. Già, succede all’improvviso che ti svegli in semifinale di Coppa Italia dopo aver eliminato Milano. Pazzesco. L’ottava che butta fuori la prima. L’underdog che s’inventa un’impresa da incasellare a lungo nei momenti storici della pallacanestro bresciana.

Ci vediamo sabato. E’ tutto vero: la Germani ha eliminato Milano e ora è a due vittorie dall’alzare il trofeo. Come nel 2018 quando a Firenze fu poi grande beffa nell’ultimo atto con Torino. Come un anno fa, quando l’Olimpia interruppe i sogni di gloria di una delle più belle Brescia di tutti i tempi. Un anno dopo è vendetta, tremenda vendetta. La strada per l’empireo è ancora lunghissima. Certo bisogna cominciare con eliminare Pesaro, nel match di sabato alle 20.45, una Pesaro che ha buttato fuori Varese, quella Varese che solo tre settimane fa ha cancellato Moss e compagni anche più di quanto non abbia detto il punteggio finale (80-72). Poi, semmai, ci sarà una tra Virtus Bologna, Venezia, Tortona e Trento. Tutti clienti bruttissimi. Anche perchè poi, lo sa ormai il mondo intero, la Germani di quest’anno è un continuo up and down. Insomma, il trofeo è ancora lontanissimo, ma quando arrivi in semifinale non puoi non pensare di poterlo alzare. La storia è un treno che passa raramente e dopo quello già perso nel 2018, chissà che quello giusto non arrivi proprio quando meno te l’aspetti. Cioè adesso.


Il match. La Germani ha giocato in modo spettacolare i primi due quarti: difesa di cemento, Gabriel subito leader in attacco, per chiudere avanti al 10’ 20-19 dopo essere andata per due volte anche a +4. Nel primo quarto Milano ha avuto due vantaggi (13-15 e 16-17) poi ha sempre dovuto guardare la targa di Moss e compagni fino alla fine del terzo quarto. Brescia, con un secondo quarto spettacolare da 25-10 (provate voi a tenere l’Armani a soli 10 punti in 10’), è andata all’intervallo lungo a +16 (45-29) ritoccato dal massimo vantaggio del +18 dopo il primo canestro del secondo tempo lasciando i meneghini al 29% da 3 e costringendoli a già 12 palle perse. Nel momento più difficile, la squadra di Messina ha fatto però uscire tutto il suo orgoglio ribaltando il match come un calzino e ritrovandosi avanti 54-55 al tramonto del terzo quarto per poi andare anche avanti di 5 (56-61). Proprio di fronte ai campioni d’Italia, la Germani che tante, troppe volte si è sciolta nei momenti clou, ha avuto cuore, attributi, qualità e nervi saldi per tornare in vantaggio (63-61 a -2’ e 50”) e poi apparecchiarsi un finale se non proprio comodo quantomeno vantaggioso : 69-65 a -42” con Della Valle, 71-67 a -11” con un gran bel pallone dato sotto a Odiase. Pazienza, testa giusta, feroce voglia di vincere. E vittoria è stata con il 4/4 in lunetta di un glaciale Massinburg e nonostante l’ultimo brivido di Baron che aveva riportato i suoi sul 73-72 a 5” dalla fine.

E’ vittoria, è storia. Ma quella vera va scritta tra sabato e domenica. Altrimenti sarà stata solo una bella parentesi di San Faustino, come quando il Patrono e l’amico Giovita respinsero i milanesi all’assalto della città il 13 dicembre 1438.
(Nella foto in evidenza l’abbraccio di patron Ferrari con coach Magro)

