Brescia, che aveva eliminato Milano nei quarti, gioca una gran finale e si aggiudica la sua prima, storica, Coppa Italia battendo anche la corazzata Virtus Bologna, conducendo quasi tutto il match e toccando anche un +18
Torino. Una vittoria così, una serata così, non fa semplicemente rumore. Viene rilevata anche dai sismografi di Pechino. La Germani scrive la storia, fa saltare il banco e si prende la sua prima Coppa Italia. Pazzesco. Da dodicesima in classifica in campionato, con una serie aperta di sei sconfitte consecutive, buttando fuori strada Milano e Virtus Bologna, corazzate con budget stellari, toccando con entrambe anche il +18. E dominando Pesaro, che in Lba aveva rifilato la più cocente delusione a Moss e compagni.


E’ il trionfo più bello, inaspettato, è la vittoria di una squadra che dopo aver lasciato per strada troppi punti, si è ricompattata nel momento più importante, difende in modo clamoroso nelle tre partite della Final Eight, sprigionando il talento di un Della Valle (26 punti all’ultimo atto !) che si è autodefinito al top della carriera, uomo leader, bomber, difensore, collante. Tutto. E di più. E con lui Gabriel (10 rimbalzi in finale !), Massinburg decisivo nell’ultimo quarto quando la Segafredo era tornata a -1, così come lo era stato con i liberi nel finale con Milano. E ancora Nikolic lucidissimo in regia, Burns ringiovanito di 10 anni (una Coppa Italia da favola quella del quasi 37enne), la panchina che produce punti, rimbalzi e difesa con Cournooh, Akele e Moss, anche se il capitano è ormai un panchinaro di extra lusso partendo abitualmente in quintetto. La Germani ha avuto un grande impatto: quel 5-0 (Gabriel da 3, Odiase da sotto) del pronti-via diceva già qualcosa. Prime fughe sul 15-9 e sul 17-11. Secondo quarto in equilibrio, fino alla sgasata finale quando Brescia è volata a +10 all’intervallo lungo (40-30). Toccato il + 15 (45-30) e il massimo vantaggio sul 56-38 al 26’, nella squadra di Magro è subentrata una comprensibile paura di vincere. E’ entrato in scena Belinelli con le sue triple, la Segafredo si è riavvicinata a -10 (61-51 al 30’), è sprofondata di nuovo a -13 (64-61) per rientrare sul 64-60 del 34’ con Brescia a soffrire la zona di Scariolo. Della Valle e Nikolic hanno ricacciato indietro i vice campioni d’Italia (67-63, 70-66), Belinelli e Shengelia hanno riportato le V nere a -1 (70-69, 72-71), ma la difesa è salita nuovamente all’ennesima potenza negli ultimi possessi e le mani di Della Valle e Petrucelli non hanno tremato nel momento del bisogno. Arrivati fin lì non si poteva non scrivere la storia, anzi scolpirla nella pietra. La Segafredo si inchina, giocando sempre di rincorsa, tranne un paio di vantaggi minimi.

Leggendari. Di una giornata così ne parleranno i posteri, anche tra 50 anni. Gioisci, Brescia. Tutta Brescia, perchè in questi momenti più si è meglio è, sul carrozzone della felicità. Alla fine dell’arcobaleno stavolta c’era davvero la pentola d’oro. Per una giornata che non potrà mai essere dimenticata da nessun bresciano. Torino 2018 adesso è definitivamente dimenticata. Quella coppa persa nell’Arno è stata ripescata. E così è pure più bello.