Il direttore generale della Germani a “Basket Time 2.0”: “Ci è mancata la capacità di saper uccidere le partite. Se il nostro patron fosse uno che prende decisioni d’istinto dopo Scafati ci avrebbe già mandati tutti a casa. Petrucelli ha bisogno di un altro anno in Eurocup per essere pronto a sbarcare in Eurolega. Io devo ancora migliorare nel saper entrare nella testa della proprietà e portare questo alla squadra”
Brescia. Ospite ieri sera a “Basket Time 2.0”, la trasmissione in onda su VideoBrescia Sport (canale 118 del digitale terrestre) e sulle pagine Facebook di Bresciacanestro e di Cristiano Tognoli, il direttore generale della Germani Pallacanestro Brescia Marco De Benedetto ha ripercorso la stagione appena conclusa dai biancoazzurri.
Cosa ti provoca a quattro giorni di distanza vedere le immagini della partita di Scafati?
“Di solito dopo le partite anche quelle vinte non dormo un granché, sento frustrazione, non è andata come volevamo, però fa parte del gioco, questa sconfitta fa male in modo particolare”
Con Alessandro Magro avete già analizzato l’ultimo quarto o non lo farete?
“Di solito le partite vengono riviste da tutto lo staff, questa sapendo che è l’ultima non abbiamo avuto la forza emotiva per rivederla, c’è la volontà di capire cosa è successo. Tante cose non hanno funzionato segnando solo 6 punti in un quarto, non è facile commentare”
Ha fatto anche la differenza che siano arrivati prima i risultati dagli altri campi?
“Sicuramente il fatto che la partita sia iniziato dopo è stata una differenza notevole rispetto agli altri campi, qualcuno sopra le nostre teste ha proposto di far iniziare i secondi tempi in contemporanea, poi non se ne è fatta nulla. Dagli altri campi arrivavano notizie non buone per noi, ma neanche per loro ed erano loro che avevano più pressione, mi aspettavo che loro sarebbe crollati ed invece sono stati bravissimi ad unirsi. Servirà da lezione”.
E’ vero che non ci sono state provocazioni e il tifo è stato corretto?
E’ stato un ambiente molto caldo, ma a fine partita non è successo nulla, anzi ci hanno stretto la mano e fatto i complimenti”.
Se dovessi dare una valutazione al tuo collaboratore/amico Alessandro Magro quanto gli daresti?
“Per la stagione gli darei sette. L’ultimo quarto disgraziato di Scafati, non deve avere spazio nella valutazione di un progetto intero. Do il voto per come vedo che lavora, per come è preparato, non potrei mai oggettivamente dargli un voto sotto il sette, perché è un bravo allenatore. La valutazione vera arriva dagli altri addetti ai lavori, è stato tra i 16 candidati per essere eletto allenatore dell’anno. Se non avesse alzato la coppa gli avrei dato sei e mezzo”.”
Eurocup e campionato insieme, ritieni possa essere un connubio vantaggioso o può diventare problematico?
“Quando abbiamo scelto di voler fare l’Eurocup, abbiamo deciso di affrontare questa coppa bene e quindi non cambiare registro delle partite, abbiamo affrontato ogni partita molto seriamente, tante energie mentali vanno nella loro preparazione, richiedono ai giocatori un grande sforzo di adattamento, ogni 48 ore devi resettare il modo di prepararti. Per molti giocatori è stato difficile imparare questa cosa. Dico anche che se noi non avessimo fatto l’Eurocup non avremmo vinto la Coppa Italia, perché siamo arrivati allenati, con una capacità emotiva di gestione dello stress”.
Analizziamo due partite Pesaro e Treviso, perchè non sono stati due campanelli di allarme?
“Lo sono stati, ci sono partite che affronti in un momento particolare tuo e dell’avversario, la stessa partita fatta a novembre, magari a febbraio sarebbe stata diversa. La squadra che aveva incontrato Pesaro in casa era completamente diversa, meno vissuta insieme e meno abituata a giocare insieme, avremmo avuto bisogno di un po’ più di fortuna, ci siamo un po’ sfiduciati, quel tiro è un tiro che può cambiare la testa”.
E’ mancata la capacità di “uccidere” come si suol dire le partite quest’anno, di avere quel giusto killer instinct sportivo?
“Sì sicuramente è mancato, non c’era Caupain che è stato fuori quattro mesi. Allora devi trovare altre risorse, ma non è cosi automatico, abbiamo trovato alternative, come la vena creativa di ADV, altre partite invece ha fatto più fatica perché gli abbiamo chiesto troppo. Gli è mancato il gemello, ma perché quest’anno doveva essere un terzetto, che purtroppo non c’è mai stato, a causa degli infortuni, non abbiamo avuto sempre gli stessi attori che potessero dare continuità e sicurezza anche agli altri.
Adesso bisognerà pianificare. Quanti contatti avete avuto con la proprietà Mauro Ferrari dopo Scafati?
“Qualcuno, non so quanto tempo si vorrà prendere per digerire quello che è successo, per fare le sue valutazioni e riflessioni. E’ normale che si prenda del tempo prima di arrivare a delle decisioni, forse è anche meglio, perché se non fosse, visto l’episodio di Scafati, potremmo essere già tutti a casa! Credo allo stesso tempo che lo abbiamo fatto anche divertire quest’anno, abbiamo fatto delle belle partite, abbiamo vinto la Coppa Italia. Qualche giorno dopo quella vittoria a Torino, in ufficio ho rammentato a tutti di godersi questo momento perché il peso delle vittorie è sempre troppo piccolo rispetto a quello delle sconfitte”.
Quanto sarà difficile trattenere John Petruccelli?
“Il compito di una società come Brescia è valorizzare i giocatori, goderne e poi salutarli al loro apice, un giocatore non potrà mai rimanere per l’eternità, perché non facciamo l’Eurolega e non siamo al massimo a livello europeo. Noi con John ci siamo riusciti bene direi, lui è stato preso come forte difensore che già era e il progetto è stato quello di farlo migliorare anche a livello offensivo e così è stato. L’abbiamo aiutato a prendere la nazionalità italiana di cui potrà avantaggiarsi in tal senso. John secondo me è pronto per alcune cose, ma per altre no per l’Eurolega. E’ solo da quest’anno che ha un notevole numero di palle in mano, in attacco contro i numeri tre di Eurolega farebbe fatica. Gioca con la vena chiusa e questa è la sua forza, ma tante volte deve avere la perfezione del posizionamento in campo”.
Viene da chiedersi allora come mai il miglior difensore non è riuscito a fermare David Logan?
“Non c’è riuscito, ma in pochi ci sono riusciti in questi anni, e a David Logan bisogna riconoscere di essere veramente bravo. C’è un detto, ricordo, che dice che il miglior attaccante batterà sempre il miglior difensore”.
Aleksiej Nikolic è già partito per Gran Canaria e presumibilmente non tornerà a Brescia, che commento fai su questo giocatore?
“Vorrei spendere una parola per Ali, perché è stato, per attitudine, disponibilità e capacità di capire i compagni in fretta veramente super e il fatto che l’abbiano chiamato in una squadra come Gran Canaria, vincitrice fresca dell’Eurocup e quindi futura partecipante all’Eurolega, testimonia che è un giocatore pronto per adattarsi sempre, doti che sono piaciute sia a me che a coach Magro. A tal proposito ringrazio anche Ryan Taylor perché senza di lui non avremmo vinto la Coppa Italia, la partita a Sassari è stata portata a casa grazie a lui e non saremmo andati alle Final Eight. Anche Tommaso Laquintana è stato tutto l’anno a disposizione della squadra, pronto ad essere impiegato, e non è una cosa banale quando vedi che il tuo spazio si riduce così. Quando abbiamo vinto la Coppa Italia era il più contento di tutti, era emozionato. Se fosse stato un ambiente non sano non avrebbe gioito così”.
Quanto ti senti cresciuto e dove ti senti ancora di dover migliorare?
“La gestione delle teste è la cosa più difficile che ci sia. Ho avuto la certezza che le teste dei giocatori, dello staff e dei ragazzi in ufficio sono molto più simili di quello che uno può pensare; la cosa più affascinante è capire ogni testa, avere un file per ciascuno e farli incontrare, così si crea il gruppo. Mi piace quando si lavora assieme. Io sono diffidente, devo migliorare nel mettere assieme le esigenze del club con quelle della squadra. Devo essere bravo ad essere nella testa della proprietà e portare la sua testa in palestra”.