BILAN E CHRISTON CHIAMATI AD ANDARE OLTRE I NUMERI: ADESSO SERVE ANCHE PASSIONE E SANGUE NELLE VENE

Pivot e playmaker, presi per fare la differenza, hanno buone cifre, ma serve altro oltre il tabellino ed è quello che i due top player devono riuscire a mettere in campo in questo finale di stagione per spingere la Germani a chiudere al meglio

Brescia. Lo sport agonistico si ciba di numeri e cifre, ma fermarsi a quelli non aiuta a valutare la stagione di un giocatore professionista. La partita di Cremona, in questo senso, è stata un manifesto per la Germani, caduta sorprendentemente proprio nel momento in cui bisognava sfruttare l’occasione per restare in pole-position nella lotta alla conquista del primo posto. Che non è vero, come sostiene qualcuno, conti poco o nulla perchè avere il fattore campo ha ancora la sua importanza soprattutto se parti, come accade a Brescia, con il ruolo di underdog e devi scontrarti contro superpotenze quali Milano e Virtus Bologna. Siccome perdere non piace a nessuno – anche se quello che Brescia sta facendo quest’anno è già eccezionale – un conto è poter giocare una semifinale e magari anche un’eventuale finale avendo dalla propria il tifo e un’altra è dover andare a prendersi nella tana altrui vittorie per proseguire la corsa.

Semaj Christon e Miro Bilan sono stati, un gradino sopra Jason Burnell, i due colpi estivi per una squadra che l’anno scorso ha dimostrato di avere bisogno di top player, utili per spostare l’inerzia a proprio favore in gare come quella di sabato scorso a Cremona. I due non sono stati capaci di dare un plus di qualità e questo non può passare inosservato.

Il croato. Nonostante i 12 punti e i 7 rimbalzi, la redazione di Bresciacanestro.com ha deciso che la valutazione del pivot croato non potesse essere sufficiente nelle pagelle. Altri media gli hanno dato invece una sufficienza abbondante e, ci mancherebbe, ognuno è giusto la veda a proprio modo: anche sui social, in fin dei conti, i tifosi si sono divisi, ma in questo caso la maggioranza ha visto in quella di Bilan una prova quantomeno indolente. Lamentarsi di un giocatore che ha la seconda miglior valutazione nel campionato di Lba (19.3, alla spalle del solo Mannion che comanda con 21.2), che è il vice re nei rimbalzi (8.3, primo è il pistoiese Ogbeide con 8.6) ed è il terzo più bravo del campionato nella percentuali del totale tiri (60.5%) sarebbe ridicolo, ma non ci sono solo i numeri. Ci sono gli atteggiamenti, il body language, la voglia di mettere in campo rabbia, fame, determinazione agonistica e qui sta il punto.

Dopo averlo visto all’opera per otto mesi tutte le settimane, ancora non riusciamo a spiegarci perchè l’ex Sassari tenda ad accontentarsi, non andando oltre e soprattutto perchè accetti passivamente di essere “picchiato” dai lunghi avversari, che ormai conoscono la sua idiosincrasia alla battaglia sotto canestro. Lo diciamo anche per lui, tutto questo non fa onore al suo enorme talento e alle potenzialità di un giocatore che potrebbe dominare con 213 centimetri d’altezza e mani da pianista. Il nodo è che gli basta quello che fa ed essendo arrivato ormai a 35 anni (li compirà a luglio) pensiamo che, purtroppo, non abbia tutte queste motivazioni per fare uno switch. Una sera in trasmissione a “Basket Time 2.0” ci disse in diretta, con estrema franchezza: “Conosco i miei limiti, non riesco a saltare nemmeno un foglio di giornale. Se avessi saputo fare anche quello, avrei giocato in Nba”. Spiegazione che accettiamo fino a pagina due. Restiamo convinti che ogni giorno sia buono, tra quelli che Dio manda in terra, per fare qualcosa di nuovo e di diverso. Ed è ciò che è lecito attendersi da Bilan nelle ultime due partite di campionato che attendono la Germani e poi nei play off scudetto.

Lo yankee. Non ci sono state invece differenti valutazioni per la prova offerta da Semaj “James” Christon al PalaRadi: per tutti è stata insufficiente. Gravemente insufficiente. I suoi 6 punti (3/8 dal campo) con 4 palle perse sono un fatturato non giustificabile, al netto dei 6 assist. Palle perse in momenti cruciali, scarsa difesa e costruzione del gioco lacunosa: questi i capi d’accusa per il playmaker della Germani. Continuiamo a ritenerlo un pianeta sopra i play della scorsa stagione (Caupain e Nikolic) e lo dimostrano le cifre: medie da 11.3 punti, 4.4 assist (ottavo migliore del campionato), 11.2 di valutazione, ma la qualità non sempre basta. Anche nel caso di Christon a volte è proprio “l’ufficio facce” a tradirlo: il nervosismo, ingiustificato, che porta con sè rischia di condizionare anche alcuni compagni. Dire che tutto questo faccia parte da tempo del suo dna, e che se un giocatore come lui cambia squadra ogni anno un motivo ci sarà, non è un’analisi sufficiente e soprattutto non è professionale.

Fin che c’è vita c’è speranza, fin che c’è un pallone, una partita da giocare e un obiettivo da raggiungere, si può e si deve pensare di provare a cambiare. Da professionisti. Alzando la propria asticella. Non accontentandosi mai.