“ASSIST”: LA BELLEZZA E L’ARTE DEL TOGLIERE

Brescia. In queste due partite ho visto tanta bellezza e un po’ di buio. È come se mi fossi trovato in un museo con bellissime opere d’arte, una scultura in particolare, ed a un certo punto si fosse spenta la luce, fino poi al ripristino per continuare ad apprezzare ciò che stavo ammirando. 
Michelangelo Buonarroti amava molto di più la scultura rispetto alla pittura perché era una “arte del togliere“ mentre l’altra “arte del mettere“. In sintesi lui vedeva nel blocco di marmo già l’immagine della bellezza che aspettava solo di essere liberata dal suo genio. Non passa inosservato un possibile accostamento su come spesso non sia facile fare emergere la propria bellezza, la propria forza, la propria identità e resti inespresso il talento del quale ogni persona, a modo suo e in modo diverso, è dotato. 

L’ispirazione, a cui mi riferivo come quel qualcosa a cui non sapevo dare nome per fare quel piccolo, ma decisivo salto di qualità della Germani Brescia, è racchiuso nella stessa abilità: liberare la bellezza imprigionata in questi singoli giocatori e farne somma. Sono rimasto da sempre colpito dal talento singolo e collettivo di questo gruppo. Non ne ho mai dubitato anche dopo brutte prestazioni e l’ho rivisto in tutta la sua forza nei primi 2 quarti di gara1 e, dopo il noto blackout, sostanzialmente in tutto il secondo incontro. Rivisto tanta bella pallacanestro soprattutto perché in condizioni di stress, come naturale nei Playoff, quindi ancora più apprezzabile. Sono totalmente d’accordo con l’ex Coach Boscia Tanjevic che ha sempre “preferito le difficoltà: la situazione favorevole spegne la paura e gli stimoli a dare il massimo”. Invito a rivedere gli ultimi 3 tiri da 3 (Christon e Massinburg) di gara1. Chiamano palla ai compagni, vogliono quel tiro ed era il momento più delicato dell’incontro. Per Semaj era la normale conseguenza per una partita tra le migliori di sempre, ma per CJ tutto il contrario. I suoi 23 punti di martedì, la convinzione e fiducia, il linguaggio del corpo, nascono dalla gara precedente. La fiducia che si acquisisce facendo bene in situazioni difficili vale doppio, ecco perché sono in sintonia con il bosniaco. Ha dato anche uno stimolo incredibile parlando delle poche possibilità di competere della Germani Brescia. Non c’è motivazione più grande che smentire chi non crede in te.

Mi aspetto una partita orgogliosa da parte di Pistoia perché lo ha dimostrato in tante occasioni. Sun Tzu (in seguito in corsivo) di cui posso sembrare ossessionato e spiegherò a tempo debito perché, diceva che ” l’avversario in condizioni disperate perde la percezione della paura e se non c’è possibilità di soccorso combatterà con orgoglio e sarà affidabile anche senza ordini e costrizioni”. Questo è ciò che attende la Germani Brescia che non deve sottovalutare questo gruppo di giocatori di cui apprezzo molto il senso della sfida. Le spie, tanto care al generale cinese, hanno fatto un lavoro di scouting eccellente. “Tutti possono vedere le tattiche che sono valse la vittoria, ma nessuno lo stratagemma da cui ha avuto origine”. Si parlava molto, e giustamente, di Willis e Moore, ma l’asse su cui è formata Pistoia non può prescindere da Ogbeide e spezzandone la spina dorsale “si è diviso l’avversario in frazioni, vale a dire molti contro pochi”. I dati del centro pistoiese indicavano un peso specifico enorme nell’economia dei toscani ed è stato limitato caricandolo di falli, cercandoli soprattutto. Non è un caso che i biancorossi siano gli ultimi della stagione regolare per falli fatti. Devono infatti preservare i giocatori migliori e la panchina corta “Attaccalo dove impreparato, mostrati dove non se lo aspetta… Imponi la tua volontà e non il contrario.” (uso del post basso con tanti giocatori in gara 1) 

Non resta che ricordare che sarà una partita diversa e che  “le tattiche che sono valse in precedenza la vittoria non saranno forse sufficienti e che quindi i modi di agire siano regolati dalla infinita varietà di circostanze. Se cerca riposo non dargli tregua e fai si che l’obiettivo sia la vittoria, non le lunghe campagne”. 
Quasi 200 allenamenti, 32 partite, sono le pagine e i capitoli che formano un libro avvincente che ci ha svelato dove è stato trovato il pezzo di marmo, la fatica per portarlo e modellarlo, che ci ha fatto conoscere i personaggi della vicenda a cui ci siamo legati, situazioni che ci hanno fatto gioire e disperare, che ci hanno spinto con grande interesse a desiderare di vedere l’epilogo di questo romanzo. Si sta per svelare il finale che a volte lascia stupiti, perplessi, arrabbiati, oppure felici a tal punto che vorremmo non finisse la narrazione, che fosse possibile continuare in eterno un contatto con vicende che ci esaltano, che ci portano a capire la psicopatica infermiera Annie, magistralmente interpretata da Kathy Bathes in “Misery non deve morire”.

Personalmente attendo che venga svelata la “bellezza” per la quale mi sono appassionato a questa squadra. In questi ultimi incontri si è rivista, grazie a tanti interpreti che stanno ritornando a livelli di eccellenza tutti assieme, ed è un gran bel segnale nel momento topico della stagione. 

Non voglio sembrare presuntuoso e nemmeno un sensitivo e ancor meno Michelangelo, ma le mie sensazioni sono sempre state molto positive. Leggerò gli ultimi capitoli di questo libro tutto d’un fiato con i due principali desideri di ogni lettore: essere meravigliato e stupito dal finale inatteso oppure compiaciuto che sia andata proprio così come speravo. 

Note finali. Anche chi scrive, pur non giocando, è assalito dall’ansia, con tutti i sintomi tipici: insonnia, agitazione, tachicardia e tanto altro. Ho letto numerosi articoli sull’argomento, anche di illustri psicologi e mental coach, per cercare possibili soluzioni. Tra tante opzioni il consiglio più credibile mi è parso, poiché indicato da tutti senza eccezioni. Sono quindi in sintonia con Snoopy: “Vorrei scaricare lo stress, ma non trovo le applicazioni…” e mi sa che ci devo convivere. Ringrazio la Germani Brescia di aver contribuito nel secondo incontro alla buona tenuta delle mie coronarie messe a dura prova nel primo. Non mi aspetto ulteriori regali per il terzo e mi preparo, come tutti immagino, a una partita comunque molto diversa dalle prime. 

Si va in Toscana dove campeggia un grande striscione che ammonisce:

“A Pistoia non puoi vincere, al massimo puoi segnare più di noi”. Propongo alla Germani Brescia un accordo soddisfacente che accontenti tutti, che nessuno ne abbia a male: “Non vincete, segnate solo più di loro”. Così tutti contenti!!… e non se ne parla più…!! 

ELLE14