Nei pressi di Los Angeles l’artista Victor Solomon ha ristrutturato un campo da basket versando resina dorata nelle spaccature e da quel momento lo si è chiamato il “Kintsugi Basketball Court” prendendo spunto dall’omonima tecnica giapponese. Nel paese del Sol Levante l’oggetto rotto non viene gettato, ma prende nuova e migliore vita. Ciò che si rompe rende unico anche un pezzo di produzione industriale poiché non ci saranno mai dei cocci simili e quindi l’accurata ricostruzione, con sabbie dorate o veri e propri filamenti d’oro, lo renderanno una preziosa rarità, enfatizzata proprio dalle riparazioni messe in risalto. Nella nostra cultura i pezzi rotti si buttano e, se si riparano, le cicatrici si devono nascondere il più possibile per fare apparire sempre tutto come nuovo. I Giapponesi pensano che anche prendersi cura delle persone, delle loro cicatrici e delle loro sofferenze significa spesso presentare una persona migliore di prima. Non parlo solo degli infortuni fisici, parlo di quelli psicologici, dei momenti di frustrazione in cui niente funziona, non capisci come uscirne, non ne vieni a capo.
Oggi la Germani Brescia è come il campo da basket prima dell’intervento riparatore. Brutta, irriconoscibile, piena di ferite e cicatrici. Quanti l’hanno già buttata? Quanti hanno già preparato il sacco per i pezzi rotti? Forse tanti, però nulla è ancora perduto, ancora nulla si butta e non si nasconde nessuna cicatrice. Bisogna essere consapevoli che anche i cocci possono prendere miglior vita, si possono curare le ferite e addirittura farne, come nel “Kintsugi”, una cosa o un’entità migliore. Non c’è tempo che qualcuno lo faccia per tutti, è indispensabile che ognuno si doti di filo d’oro e si prenda cura delle ferite dell’altro per affrontare assieme, come in una squadra vera, le nuove sfide. E’ il momento superare assieme le difficoltà. Si vede la sofferenza, si vede che tutti vorrebbero dare di più, lo si può fare solo assieme. Ho ripetuto volutamente tante volte la parola assieme perché mai come ora la forza del gruppo è essenziale. Essere con le spalle al muro porta a trovare risorse impensabili e inattese che spesso confondono gli avversari, minano certezze e infondono dubbi. Proprio in quel momento qualcosa scatta e pensi che non sei solo la brutta copia di te stesso, ma che esiste anche una versione decisamente migliore. Un illustre ex allenatore, Simone Pianigiani, ha espresso dubbi sulla possibilità che qualcuno possa battere 3 volte Milano nella stessa serie Playoff e dopo queste prime 2 partite è difficile trovare degli elementi convincenti per poterne dubitare.
Forse ha però, comprensibilmente, rimosso che nella sua ultima esperienza milanese, proprio una squadra dal pronostico chiuso come Sassari eliminò la sua super favorita corazzata, battendola addirittura 4 volte, non solo 3. Certo direte, come tanti, questa Milano è una squadra esperta che ha il match ball e allora vi racconto una storia realmente accaduta.
Sapete come ha fatto, nella finalissima dell’edizione dell’America’s Cup di vela del 2013, il team americano a battere 9 a 8 i neozelandesi che conducevano 1 a 8? Ve lo dico con un affermazione che farebbe impallidire Monsieur Lapalisse: ne hanno vinte 8 di seguito, una dopo l’altra. E sapete perché? Perché ogni volta la linea di partenza era uguale per tutti ed era una regata nuova.
Siccome sarò sempre un inguaribile ottimista concludo con questa esortazione:
“Cara Germani Brescia, prendetevi cura delle vostre ferite e provate, assieme, a pensare che la prossima partita partirete da zero a zero”
Un antico proverbio arabo ricorda:
“Non arrenderti, rischieresti di farlo un’ora prima del miracolo”
ELLE14