CAPOLINEA GERMANI, MA E’ STATO UN VIAGGIO BELLISSIMO

Milano si aggiudica anche gara 3 e vince al PalaLeonessa 96-86 conquistando la finale scudetto. Partita mai in discussione. In parterre anche Roberto Baggio. Sabato alle 19 la festa di fine anno con squadra e tifosi

Brescia. Così vai via… Finisce qui una stagione comunque bellissima, indimenticabile, per la Germani, che viene travolta in gara 3 della semifinale scudetto dai campioni d’Italia di Milano, ma non conta. Non può, non deve contare. E’ il momento di andare oltre, di alzarsi in piedi e applaudire tutti. Cominciando da Alessandro Magro, che in tre anni da capo allenatore ha regalato sempre qualcosa di nuovo, di bello a questa città: un terzo posto del tutto inaspettato nell’anno della rifondazione con un quarto di finale playoff, la Coppa Italia alla seconda annata, un altro terzo posto quest’anno e una semifinale scudetto, la seconda nella storia della pallacanestro bresciana dopo quella del 2018. E non può esistere una ripartenza senza questo allenatore e il suo staff composto da due grandi professionisti come Cotelli e Taccetti. Lo diciamo subito, giusto per non essere fraintesi. 

Corsi e ricorsi storici. La corsa finisce ancora contro Milano, come sei anni fa. Allora la Germani riuscì ad ottenere almeno una vittoria (gara 1 al Forum), stavolta non è stato possibile. I biancoblù hanno conquistato l’ultimo vantaggio sul 13-16 di gara 1 poi sono sempre stati sotto e spesso con margini in doppia cifra. Non si possono avere rimpianti, non per questa serie. Questa Armani non era giocabile. Semmai si può ripensare alle amarissime sconfitte di Sassari (Brescia era avanti di 10 a 3’30” dalla fine), a quella di Cremona affrontata con un piglio che ancora fatichiamo ad accettare (era il momento clou della stagione), prima ancora quelle sui campi delle poi retrocesse Brindisi e Pesaro. Ma è anche vero che nel computo globale bisogna mettere vittorie che non erano scontate: con Milano e Venezia al PalaLeonessa, due volte su due con Tortona, il colpaccio di Trento.  

(Cournooh ha dovuto sostituire l’infortunato Christon)

Il match. Gara 3 di semifinale con Milano, affrontata senza Christon come vi avevamo anticipato in esclusiva ieri su queste colonne, sotto gli occhi di Roberto Baggio presente per la connessione con il main sponsor di giornata (Techne), e nonostante il meraviglioso tifo di quasi 5000 ugole biancoblù, è stata vinta dalla squadra più forte come già i primi due episodi della serie. L’Armani esce dal PalaLeonessa dopo aver tirato 57% da 2, 50% da 3 (18/36), aver preso anche stavolta più rimbalzi di Brescia (36-27). La Germani, con un Cournooh almeno inizialmente in grado di non far rimpiangere Christon, è rimasta attaccata fino al 16-18, non ha mai messo il naso avanti e già in chiusura di primo tempino è andata sotto in doppia cifra: 16-26 (7/13 da 3 per i biancorossi). L’Armani inizia il secondo quarto avanti di 11 (21-32) e nonostante un Massinburg da 7 punti (un 3+1 e un 2+1), Milano è sempre avanti in doppia cifra (29-40, Napier 4/4 da 3). 

(Ancora una volta la fisicità di Milano ha fatto la differenza)

L’illusione. Bilan sembra non dare segni di vita e l’Armani vola fino al +19 (37-56), massimo vantaggio della partita. All’inizio del secondo tempo finalmente Bilan segna il suo primo canestro, fa vedere di essere ancora un giocatore di un certo tipo, prova a seguirlo Cournooh, ma la fiammata dura poco. Mirotic ricaccia indietro la Leonessa (49-63). Il 57-65, con Brescia mai così vicina, è il canto del cigno. Anche se Massinburg non molla (21 punti alla fine, 4/6 da 3). Ricci, che chiuderà top scorer con 16 punti (4/4 da 3) è l’uomo che fa calare il sipario e rende l’ultimo quarto una passerella per i suoi. Brescia non può far altro che perdere dignitosamente (86-96), ogni giocatore e Magro si prendono i cori ad personam, più che meritati.

(Akele aiuta Massinburg a rialzarsi: 21 punti per CJ, miglior marcatore dei suoi)

Lo scenario. Milano va in finale, per la Germani è già tempo di programmare. La prossima stagione merita di proseguire sulla crescita di quest’anno. Mauro Ferrari sta, ancora una volta, facendo il possibile per allargare la base societaria. Tra i giocatori saluteranno in tanti (sabato alle 19 al PalaLeonessa ci sarà comunque una festa di fine con prima squadra e tifosi), almeno metà squadra: tra raggiunti limiti di età e bisogno di un roster diverso, più atletico. Servirà anche una riorganizzazione interna, con più figure professionali. Da grande imprenditore e uomo di successo, chi sta al comando siamo convinti saprà intervenire come e dove serve. Per continuare a regalare ai bresciani un sogno dal quale sarebbe un peccato svegliarsi di soprassalto.

(Presente a sorpresa anche Roberto Baggio, nella foto qui sopra con Della Valle e l’ex compagno di squadra Caracciolo)

(Foto di Gianluca Scalvini)