DE BENEDETTO: “DISPIACIUTO PER MAGRO, NON SO COSA AVREBBE POTUTO FARE DI MEGLIO”

Brescia. Intervenuto nella rubrica “backdoor call” del sito Backdoor Podcast di Simone Mazzola, Marco de Benedetto, consulente scouting della Germani Pallacanestro Brescia, ancora in attesa di un colloquio con il numero uno del club Mauro Ferrari, in cui si definirà il suo futuro prossimo a Brescia, che quasi certamente sarà lontano dalla città dove ha lavorato negli ultimi tre anni, ha parlato anche della recente nonché sorprendente risoluzione con Alessandro Magro. Di seguito ne riprendiamo l’estratto nel momento in cui si sta parlando di ciò che Alessandro Magro ha fatto a Brescia ripercorrendone “gli inizi un po’ disastrosi con le sconfitte consecutive all’inizio del primo anno di progetto”(cit)

Marco de Benedetto con Mauro Ferrari

“Per sdrammatizzare, in quanto non sono contento anzi sono rammaricato e dispiaciuto di quanto sta succedendo, mi piace ricordare ciò che Ale dice sempre scherzandoci al proposito e cioè che le sue annate iniziano sempre a dicembre perché prima di solito si fa “cagare” (cit.) ; questo è un modo per dire che il basket di Ale è un basket da capire, complesso, affascinante, bello che produce perché per tornare a quello che è stato in questi tre anni onestamente – e non tocca a me dirlo perché sono sempre stato coinvolto direttamente- non so cosa si sarebbe potuto fare di meglio. Nel complesso è stato soprattutto un grande viaggio, che è stato bellissimo condividere con lui e, senza entrare nei meriti del perché sia finita, sono sicuro che Ale sia stato il primo in assoluto che fino alla fine ha voluto onorare questa avventura con due cose di cui io e lui parliamo sempre ovvero l’etica del lavoro e soprattutto l’onestà intellettuale di fare le cose perbene, per come andavano fatte“.

Marco de Benedetto con Naz Mitrou-Long

E prosegue: “Il ciclo che ha portato vittorie incredibili, anche qualche sconfitta dolorosa- e ricordiamoci che nello sport alla fine sono più le volte in cui perdi che quelle in cui vinci- che è sempre fisiologica, ha dato un –percorso alla gente di Brescia che credo rimarrà per sempre, e questa è la cosa incredibile. Aver fatto qualcosa che rimane , per quello che hai vinto e ottenuto, ma soprattutto per come lo hai fatto, è il regalo e il riconoscimento più grande di tutti. Io sono sicuro che Alessandro troverà, domattina -in senso figurato- il posto di lavoro e la squadra che gli renderà il giusto spazio e la giusta autonomia e il giusto sprint per godersi un altro viaggio” .

Parlando appunto del posto giusto che serve per un coach di questo tipo che possa dare i frutti del suo lavoro nel tempo quando nel basket odierno e nello sport di oggi in generale, così come nella vita moderna, si tende a volere tutto e subito (basti pensare per esempio all’ Eurolega, quanti allenatori sono saltati, e questa è la punta dell’iceberg); per Alessandro sarà molto più importante trovare l’ambiente giusto che la squadra che andrà ad allenare : ” Sono assolutamente d’accordo. Devi avere la visione ben chiara in estate di come le cose vanno fatte, e Alessandro ce l’ha avuta dall’inizio. Perché quello che lui ha imparato nelle sue esperienze precedenti, i maestri che ha avuti anche in comune col sottoscritto, hanno dato l’imprinting che lui ha sempre cercato di portare in palestra in tutti questi tre anni e che sono i presupposti che ti permettono di lavorare in un certo modo; il creare il posto giusto significa avere il posto che ti permette di fare questo, e così è stato Brescia all’inizio dove a lui si è dato completa carta bianca, che è essenziale per poter esplorare quello che puoi essere ed è un ingrediente fondamentale. Ovviamente devi essere bravo a portare i frutti del tuo modo di lavorare. Come sempre i cicli devono essere tali poiché se sono meno lunghi di quello che devono essere non funzionano alla fine e soprattutto se non li metti in atto completamente non sai mai come avrebbero potuto essere. Per fortuna il bello è stato che aver portato a termine un ciclo di tre anni in questo modo ha dato un risultato che fa ammettere che così doveva essere e che sia stata una fortuna che sia riuscito a durare tutti e tre gli anni appunto dimostrandone le grandi potenzialità coi risultati ottenuti”.