FOSSATI: “MI RIVEDO IN POETA, PEDRAZZINI MI DIEDE UNA CHANCE SIMILE, PEPPE DOVRA’ AFFIDARSI AI SUOI COLLABORATORI E IN PARTICOLARE A MOSS”. CULLURA’: “SCELTA SIMILE A QUELLA DI PETRUCCI QUANDO MISE POZZECCO IN NAZIONALE, INIZIALMENTE E’ UN’OPERAZIONE D’IMMAGINE, IL POETA ALLENATORE PER ORA NON E’ VALUTABILE”. PEDROTTI: “SI E’ PRESENTATO IN MODO PACATO E RAZIONALE”

Le prime sensazioni degli addetti ai lavori dopo l’impatto del nuovo allenatore con l’ambiente Germani

Brescia. Continua a far discutere la decisione presa dalla Germani Pallacanestro Brescia di affidare la panchina Peppe Poeta. Bresciacanestro.com ha chiesto un’opinione ad alcuni addetti ai lavori.

Federico Cullurà (coach delle minors bresciane): “E’ un’operazione che mi ricorda quella di Petrucci quando mise Pozzecco alla guida dell’Italia, sostituendo Sacchetti. Inizialmente fu un’operazione di immagine, accattivante. Per sostituire Magro, che aveva fatto benissimo, serviva un uomo immagine. Poeta come allenatore non è giudicabile, essendo al debutto assoluto come head coach e dopo soli due anni di assistentato. Scopriremo durante la stagione il suo valore, per adesso è chiaramente una scommessa. Avrà senz’altro un peso all’interno dello spogliatoio, nel dialogo con i giocatori uno come Peppe Poeta sa sicuramente farsi ascoltare. Speriamo che questo possa far la differenza. Brescia è attesa ad un anno complicato, prendere il posto di un allenatore che ha fatto tanto bene non sarà facile. Le aspettative saranno alte, la piazza tenderà a fare paragoni con la gestione Magro. Personalmente, se proprio bisogna sostituire Magro, avrei preso un allenatore con uno storico un po’ diverso. Ma ripeto, in questo momento non si possono fare valutazioni sul Poeta allenatore”.

Fabio Fossati (ex giocatore e allenatore del Basket Brescia): “La decisione del club, di affidare la panchina a un esordiente come Poeta, non mi sento di definirla azzardata, ma è indubbio che si tratti di una scommessa. Vorrei capire il perchè c’è stata la rottura con Magro. Avendo parlato alcune volte con Alessandro, so che ci teneva a giocare una coppa europea. Io, per quanto riguarda una realtà come Brescia, non sono invece di questo avviso: i viaggi e le partite portano via un sacco di energie alla squadra e condizionano la preparazione giornaliera. Poeta è stato un grande giocatori ed è stato allenato da tanti grandi allenatori, tra cui il mio amico Frank Vitucci. Essere stato nello staff di Messina gli ha sicuramente permesso di acquisire delle abilità, che gli saranno molto utili a Brescia. Sarà importante il rapporto che imposterà con i suoi più stretti collaboratori e in primis con David Moss, che con i giocatori sa impostare – nel suo nuovo ruolo di allenatore personale – un feeling importante.

Di positivo, per Poeta, c’è il fatto che essendo stato un grande giocatore sa come gestire uno spogliatoio. Dal punto di vista tecnico va invece verificato. Nel basket moderno, la relazione di un allenatore con i propri giocatori è già un’ottima base di partenza, Peppe è uno che sa com’è “il giro del fumo” nello spogliatoio. E’ inoltre anche all’interno dello staff della Nazionale e pure questo gli dà spessore. Prende in mano una Germani reduce da una splendida stagione quindi le aspettative della piazza adesso sono alte. So che questa scelta ha creato perplessità nell’ambiente dei tifosi bresciani e non andrà mai dimenticato quanto fatto da Alessandro Magro, la vittoria di una Coppa Italia per un club come Brescia è stato un qualcosa di grandioso. Bisognerà ringraziarlo per sempre e augurargli il meglio. Se dovesse diventare il vice di Banchi alla Virtus Bologna, come sostengono molti rumors, sarebbe un approdo giusto e meritato”.

Marco Pedrotti (Ex Pivot Basket Brescia Leonessa): “A me è piaciuto l’approccio pacato in conferenza stampa di Peppe Poeta nei confronti della pallacanestro Brescia perché ha detto parole importanti ben consapevole di ereditare  una squadra che per due anni ha concluso il campionato in terza posizione ha vinto una Coppa Italia ed é supportata da un ambiente esigente. Ha fatto delle osservazioni importanti e soprattutto razionali tra cui il fatto di mantenere il più possibile la composizione dello staff già esistente in modo che possa conoscere gradualmente giocatori e ambiente ma che soprattutto gli permetta di non stravolgere il gioco di una squadra che comunque andrà rinnovata per i sei/sette dodicesimi.
In questo senso ha detto quello che tutti gli allenatori vorrebbero dalle proprie squadre, cioè giocare offensivamente in campo aperto passarsi tanto e velocemente la palla contro le difese schierate e mettere tanta pressione nella meta campo difensiva ma soprattutto ha detto che la sua pallacanestro si adatterà ai giocatori che gli verranno messi a disposizione.
E qui entra prepotentemente in ballo la scelta della società di non fare le coppe europee quindi il roster che avrà tra le mani il nuovo allenatore sarà finalizzato unicamente al campionato italiano e questo credo che dovrà essere un mix tra esperienza e freschezza che permetta di vivere e divertire.  
In questo momento la società ha scelto la strada del basso profilo nel senso che, come dichiarato da Mauro Ferrari e dall’ex sindaco Delbono, il mantenimento della serie A1 è già un risultato notevole per Brescia, ma io credo che ci saranno delle novità importanti per quanto riguarda i giocatori che comporranno la squadra del prossimo anno perché per mantenere un’affluenza alta al Palaleonessa occorra che la squadra giochi per obiettivi di livello.
Sulla scelta di non fare le coppe europee ci sono molte interpretazioni, naturalmente tutti, tifosi, giocatori ma anche la società stessa avrebbero l’ambizione di vedere squadre internazionali calcare il parquet di Brescia, ma ricordiamoci che, per esempio, quando la Pallacanestro Brescia ha fatto l’Eurocup difficilmente si riusciva a riempire il Palaleonessa anzi spesso non si arrivava a 2000/2500 spettatori, per cui sia per quanto riguarda il rapporto costi/incassi, ma anche dal punto di vista strategico degli  sponsor probabilmente questa Società é più orientata verso una visibilità nazionale rispetto ad una visibilità internazionale che obiettivamente, ad oggi, solo il fascino dell’Eurolega darebbe.
In poche parole a mio avviso ha prevalso la razionalità sulla passione e probabilmente è stata la scelta migliore”.