GERMANI MENO PROFONDA, MA C’E’ TUTTO PER PUNTARE ANCORA ALLA CLASSIFICA DI SINISTRA

L’analisi a roster completo fa emergere la squadra di Poeta come possibile outsider della prossima stagione. I paragoni con l’anno scorso non hanno più senso: è stata una stagione eccezionale, a Brescia non può essere considerata la regola. E non va dimenticato che questo mercato è stato il primo con l’abrogazione del decreto crescita con conseguente aumento dei costi per portare giocatori in Italia

Brescia. La firma di Maurice Ndour ha completato una Germani Brescia meno profonda sulla carta rispetto a quella di un anno fa, ma con gli elementi necessari per poter fare bene e puntare ancora alla parte sinistra della classifica. Dal lavoro dello staff tecnico, guidato da un allenatore “rookie” come Peppe Poeta, dipenderanno le sorti di una rotazione che ha cambiato 6/10 dei suoi componenti, ma che giocando una partita a settimana può ancora essere un’outsider interessante.

Archiviare la scorsa stagione e ripartire. Il rischio conclamato è quello di avere ancora negli occhi quella che è stata la Germani dell’anno scorso, in un’annata che può solo essere vista come l’eccezione e non come la regola. Perchè restare davanti in classifica per mesi a Milano e Virtus Bologna non può essere la normalità per Brescia. Non in questo periodo storico del basket italiano, almeno. Mantenere per il secondo anno consecutivo una rotazione con C.J. Massinburg come cambio di Della Valle e Nicola Akele come decimo elemento del roster era quasi impossibile.

E allora si tira una riga e si ricomincia con 6 giocatori in uscita: chi per scelta sua, chi per scelta del club. Si riparte con una scommessa in panchina, ma con poche scommesse in campo: 9 giocatori su 10 hanno già esperienza in Italia, il decimo è Maurice Ndour che ha giocato 8 stagioni nei massimi campionati europei. La chimica sarà da trovare, ma sul rendimento dei singoli Brescia ha meno incognite di molte altre squadre: parte sicuramente dietro le “Big 4” (Milano, Virtus, Venezia, Tortona), poi può dire la sua. L’elefante nella stanza è la mancanza di profondità nel reparto lunghi: è la conseguenza di un mercato italiani passato ad inseguire, che secondo molti poteva essere gestito diversamente, e che ha cambiato buona parte dei piani. Brescia ora dovrà arrangiarsi con quello che ha, ma il materiale non manca.

Il risultato è una rotazione a 9 che senza coppe può fare bene e può divertire, anche in un campionato come quello italiano che pare mediamente sempre più competitivo. Tutto questo nel primo mercato estivo in cui ha l’effetto l’abrogazione del Decreto Crescita, misura che negli ultimi anni aveva diminuito le tasse da pagare sui giocatori provenienti dall’estero. Un ulteriore aumento dei costi che ha aumentato le difficoltà per portare giocatori di livello in Italia: un ulteriore ostacolo per pensare di mantenere lo stesso livello dello scorso anno.

Reparto guardie di alto livello. Passando all’analisi del roster, nel backcourt ci sono pochissimi dubbi: Ivanovic può tranquillamente essere considerato un upgrade rispetto a Christon, se non per valore assoluto almeno per caratteristiche. Più play, più adatto a giocare con Della Valle e Bilan: anche il Marchesino, con cui ha già giocato, dovrebbe beneficiarne. Sarà ancora prezioso Cournooh dalla panchina, coadiuvato da Chris Dowe che è comunque un lusso dalla second unit per una squadra che non gioca le coppe.

Versatilità nel reparto ali e questione difesa. Probabile che in quintetto parta Demetre Rivers, pronto a sostituire John Petrucelli e a dare una dimensione diversa allo starting five della Germani. Con il nativo di Hicksville nello spot di “3” Brescia si è sempre presentata negli ultimi tre anni con 3 guardie nel quintetto titolare: ora si ritrova nello stesso ruolo un giocatore da 2 metri abbondanti. Ci guadagnerà in taglia e atletismo, forse pure in continuità al tiro da 3: perderà molto nella difesa sulle guardie più veloci, su cui l’ex Scafati non può fare il lavoro senza eguali di Petrucelli.

Nello starting five, considerando la presenza di Della Valle nello spot di guardia, Ivanovic avrà un ruolo cruciale in marcatura sui play/guardia avversari più pericolosi. Vedremo anche se Poeta farà uso della difesa a zona, magari ispirandosi a quella 2-3 vista nel finale della scorsa stagione quando mancava proprio Petrucelli: per “nascondere” Della Valle, mantenere sotto canestro Bilan e sfruttare le capacità di aiuto e l’atletismo di Rivers e Ndour sulla linea di fondo potrebbe essere un’idea.

Dietro Rivers è pronto Joseph Mobio, forse l’unica vera scommessa individuale della Germani: l’ex Trapani potrebbe anche spendere qualche minuto da 4 undersized. Dovrebbe essere ancora più impegnato in questo ruolo Jason Burnell, che potrebbe pure partire in quintetto come ala grande. E’ questo il leitmotiv di Brescia in questo reparto: avere tre ali piccole con caratteristiche differenti, ma tutte adattabili anche da “4”. E’ con questa versatilità che la Germani proverà a sopperire alla mancanza di profondità nei lunghi.

Poche carte a disposizione nel frontcourt. I dubbi maggiori riguardano infatti i “big”, non tanto per le qualità dei giocatori ma per la poca profondità. L’unico centro di ruolo è Miro Bilan: dietro di lui non c’è un “5” puro. C’è comunque un giocatore di esperienza e di livello come Maurice Ndour: può giocare come centro di riserva, specialmente nel campionato italiano in cui si tende a schierare quintetti più bassi rispetto alla media europea. Eppure ci interessa di più vedere i suoi minuti da ala pura rispetto a quelli da centro, paradossalmente.

Ndour infatti non ha tiro da 3 e nei possessi contro la difesa schierata, specialmente in cui ci sarà proprio il centro croato in post, si possono creare problemi di spaziature: l’ex Lokomotiv ha un gioco interno che non dovrà pestare i piedi a quello di Miro Bilan e viceversa. Starà allo staff tecnico trovare le giuste soluzioni, cercando fin dalla pre-season la chimica necessaria per portare una buona squadra sulla carta ad un’altra stagione positiva. Brescia non è mai riuscita ad arrivare ai playoff per due stagioni consecutive: sarà la volta buona per abbattere il tabù?